L'avvocato internazionalista Francesco Liguori dopo l'incontro ad AugustaL'avvocato internazionalista Francesco Liguori dopo l'incontro ad Augusta

La svolta dopo cinque anni di impasse per gli italo brasiliani

Per oltre cinque anni sono rimasti cittadini italiani solo sulla carta, privati di diritti fondamentali come il passaporto, l’iscrizione all’AIRE, l’assistenza consolare e il voto. Ora il cosiddetto “caso Augusta” arriva a una svolta: le pratiche di cittadinanza italiana iure sanguinis bloccate a seguito di una vicenda giudiziaria interna al Comune tornano finalmente a essere riconosciute.

A sbloccare una situazione che aveva assunto i contorni di un paradosso giuridico è stato l’intervento dell’avvocato internazionalista Francesco Liguori, che ha dimostrato l’illegittimità della sospensione indiscriminata delle pratiche, ristabilendo un principio chiave: la cittadinanza iure sanguinis è un diritto soggettivo perfetto, non una concessione amministrativa.


Il blocco dopo lo scandalo: cittadini estranei ma puniti

Il nodo nasce ad Augusta, dove le procedure di riconoscimento della cittadinanza erano state congelate dopo la condanna per corruzione di alcuni funzionari comunali. Una decisione che, di fatto, ha travolto anche centinaia di cittadini italo-brasiliani completamente estranei alle responsabilità penali.

Non si trattava di nuove domande di cittadinanza, ma del riconoscimento formale di uno status già esistente per legge. Eppure, per anni, l’amministrazione ha mantenuto un blocco generalizzato, senza distinguere tra i procedimenti irregolari e quelli pienamente legittimi.


Diritti sospesi: passaporto, sanità e voto negati

Le conseguenze sono state pesanti. I cittadini coinvolti non hanno potuto iscriversi all’AIRE, ottenere il passaporto italiano né accedere all’assistenza consolare e sanitaria prevista per i cittadini residenti all’estero. Ancora più grave, è stata loro negata la possibilità di esercitare i diritti politici fondamentali, come il voto per il Parlamento europeo, la Camera e il Senato.

Una compressione che ha assunto rilievo costituzionale, incidendo direttamente sull’articolo 3 e sull’articolo 48 della Costituzione.


L’incontro decisivo in Comune e la svolta giuridica

La svolta arriva con un incontro istituzionale formale presso il Comune di Augusta, al quale hanno partecipato il sindaco, il segretario generale, i responsabili dell’Avvocatura comunale, dell’Anagrafe e dello Stato civile, alla presenza dell’avvocato Liguori.

Nel corso del confronto, documentato da atto ufficiale del Gabinetto del Sindaco, è stato chiarito un punto centrale: le vicende penali dei funzionari non hanno mai inciso sui requisiti di legge dei richiedenti e non potevano giustificare il blocco delle pratiche.

L’amministrazione, in sostanza, non dispone di alcuna discrezionalità sul riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis: deve limitarsi a verificare e registrare un diritto che nasce direttamente dalla legge.


Un precedente che pesa nel dibattito sulla cittadinanza

Il risultato assume un valore che va oltre Augusta. Arriva infatti in un momento delicato, segnato da modifiche normative e da un acceso dibattito pubblico sulla cittadinanza iure sanguinis, che ha generato incertezza nelle comunità italiane all’estero.

L’azione legale ha riaffermato un principio chiaro: i diritti già maturati non possono essere compressi retroattivamente da blocchi amministrativi o contesti politici mutevoli.


Imprenditori e professionisti italiani nel mondo

Tra i cittadini tutelati figurano imprenditori italo-brasiliani attivi in Germania, in particolare nel settore della gelateria, e professionisti altamente qualificati, come ingegneri operanti in Irlanda e Pakistan. Un quadro che restituisce l’immagine di una cittadinanza italiana globale, integrata e produttiva.

Con lo sblocco del caso Augusta si chiude una lunga fase di incertezza e si afferma un principio destinato a fare scuola: la cittadinanza italiana non si sospende, si riconosce. E quando questo non accade, la tutela giuridica può e deve intervenire.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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