Ultime decisioni del Tribunale: nessun rientro a casa per i figli
I bambini della cosiddetta “famiglia nel bosco” di Palmoli, in provincia di Chieti, resteranno nella casa famiglia di Vasto dove sono stati collocati lo scorso 20 novembre. Lo ha stabilito il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila con un’ordinanza che respinge, almeno per ora, l’ipotesi del rientro dei minori in famiglia e dispone una complessa indagine psico-diagnostica sull’intero nucleo.
La decisione segna un nuovo capitolo in una vicenda che continua a dividere l’opinione pubblica e ad alimentare un dibattito acceso sul confine tra libertà educativa dei genitori e tutela dei diritti dei minori.
Perizia psichica su genitori e bambini: cosa prevede l’ordinanza
L’incarico di consulente tecnico d’ufficio è stato affidato alla psichiatra Simona Ceccoli, che avrà 120 giorni di tempo per depositare la perizia. L’esperta dovrà valutare gli stili relazionali e comportamentali dei genitori, le loro competenze educative e la capacità di riconoscere i bisogni affettivi e psicologici dei figli.
Il Tribunale chiede inoltre di accertare se eventuali caratteristiche psichiche dei genitori possano incidere sull’esercizio della responsabilità genitoriale e, in caso affermativo, se tali capacità siano recuperabili in tempi compatibili con lo sviluppo dei minori, indicando anche eventuali percorsi educativi da intraprendere.
L’indagine sui minori: sviluppo, legami e modelli di riferimento
Non solo i genitori. L’ordinanza dispone anche un’indagine psico-diagnostica sui bambini per valutare le condizioni attuali di vita, lo sviluppo cognitivo e psico-affettivo, le figure di riferimento riconosciute e i modelli di identificazione costruiti nel tempo.
Entro il 30 gennaio, i servizi sociali dovranno trasmettere una relazione aggiornata sugli interventi svolti, mentre le parti potranno depositare memorie fino al 15 febbraio. Una tempistica che conferma la volontà del Tribunale di procedere con estrema cautela.
Le reazioni: indignazione politica e difesa della famiglia
La decisione ha scatenato reazioni forti. Il leader della Lega Matteo Salvini ha parlato di una “vergogna senza fine”, sostenendo che si dovrebbe verificare lo stato psichico di “qualcun altro” e non di genitori che, a suo dire, hanno cresciuto e amato i figli prima dell’intervento della giustizia.
Sui social e nel dibattito pubblico, la perizia viene letta da alcuni come una tutela necessaria, da altri come un’ulteriore stigmatizzazione della famiglia.
Il punto di vista istituzionale: famiglia, scuola e Stato
Sul caso è intervenuta anche Suor Anna Monia Alfieri, cavaliere al Merito della Repubblica ed esperta di politiche scolastiche. All’Adnkronos ha ribadito che la famiglia resta la prima agenzia socializzante, ma che lo Stato ha il dovere di vigilare affinché l’educazione dei figli avvenga nel rispetto della legge e dei diritti dei minori.
Secondo Alfieri, solo dopo la famiglia intervengono la scuola e il lavoro come agenzie socializzanti secondarie, chiamate a introdurre i giovani nella dimensione collettiva e civile.
Un caso simbolo tra tutela dei minori e libertà educativa
Il caso dei bimbi del bosco si conferma così uno dei più delicati e simbolici degli ultimi anni. In attesa delle conclusioni della perizia, il Tribunale sceglie la linea della prudenza, lasciando aperta ogni valutazione futura ma mantenendo ferma, per ora, la collocazione dei minori lontano dai genitori.

