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Detenuto dal 22 luglio 2019 in un carcere libanese dopo essere stato tratto in arresto all’aeroporto di Beirut con l’accusa di omicidio per effetto della sentenza numero 90 del 10 novembre 2003 emessa dal tribunale di Nabatiye. Da quel giorno è iniziata l’odissea di un cinquantottenne di origini libanesi ma da tempo residente a Roma che era rientrato in Patria per acquisire la documentazione necessaria per la cittadinanza italiana.

Il 58enne, residente a Roma, è accusato di omicidio e detenuto dal 22 luglio

La complessa vicenda è strettamente legata ad una comunicazione del settembre del 2002 dell’Interpol di Berna su richiesta dei colleghi di Beirut in quanto era stato accertato che era in possesso di un passaporto falso. Ad un anno di distanza, il 10 novembre 2003, il tribunale penale di Nabatye ha pronunciato la sentenza di condanna in contumacia fondata sulla comunicazione dell’Interpol di Berna.

Quattro mesi e mezzo fa, a distanza di 16 anni, l’esecuzione della sentenza con l’arresto del cinquantottenne libanese. Provvedimento immediatamente impugnato dal pool legale dell’uomo coordinato dall’avvocato Francesco Liguori del Foro di Salerno e residente a Siegen, e composto dall’avvocato Hadid Kamal, del Foro di Beirut, dall’avvocato Marc Schmid del Foro di Zurigo con la collaborazione dell’interprete di arabo-italiano, il professore Mohammad Jamil Khazna di nazionalità siriana.

La comunicazione dell’Interpol e i rilievi del pool legale coordinato da Francesco Liguori

“Il problema è che dalla sentenza non emerge alcun dato attraverso il quale si possa ricostruire il fatto delittuoso in quanto si fonda unicamente sulla comunicazione Interpol di Berna” – ha chiarito l’avvocato Liguori sottolineando che dall’atto trasmesso all’Interpol di Beirut non è possibile risalire alla persona offesa e quando si è verificato l’episodio contestato.

‘Non è possibile risalire alla persona offesa’

Da rilevare che, l’avvocato Schmid su impulso del coordinatore del pool legale, dopo aver contattato l’Interpol di Berna, ha ricevuto dal Dipartimento Correzioni – Sezioni Procedure Penali del Cantone di Argovia – città di Aarau indicata come località della segnalazione – la comunicazione che il cittadino libanese era stato condannato dal Tribunale di Muri nel gennaio del 1999 per plurimi tentati omicidi. Pena che è stata scontata nella prigione cantonale di Lenzburg tra il gennaio del 1999 e il settembre del 2002.

La comunicazione del Cantone di Argovia, lunedì 17 dicembre la prima udienza

Nelle scorse ore lo stesso Dipartimento ha confermato che non sono stati accertati fatti di omicidio da ricondurre alla persona tratta in arresto lo scorso luglio. “Riteniamo che ci sia stato un errore nella comunicazione fatta nel 2002 dopo l’espulsione dalla Svizzera e che, probabilmente, il riferimento è ai fatti per i quali il nostro assistito ha già scontato la pena e per i quali non può essere più condannato per il principio del ne bis in idem” – ha chiosato l’avvocato Liguori. Inoltre il pool legale è in attesa di un documento di controllo dell‘Interpol di Lione. “E’ la commissione di controllo di tutti gli Interpol di tutto il mondo. Li abbiamo contattati affinché ci potesse dare risposta sulla bontà degli atti del 2002 in base alla comunicazione del Cantone di Argovia”.

Una possibile svolta nella delicata controversia potrebbe esserci lunedì 17 dicembre quando è fissata la prima udienza sul controverso caso giudiziario.

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