Il rifiuto dell’ex procuratore Venditti di consegnare i codici
Nuova svolta nell’inchiesta bresciana sul cosiddetto Sistema Pavia, che ruota intorno all’ex procuratore aggiunto Mario Venditti, già titolare del fascicolo sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Venditti, oggi in pensione e indagato per corruzione in atti giudiziari e peculato, si è rifiutato di consegnare i codici segreti per accedere ai suoi dispositivi elettronici sequestrati – un telefono e un computer – dai militari della Guardia di Finanza.
La notizia è stata resa pubblica dal giornalista Gianluigi Nuzzi durante la trasmissione Dentro la notizia, in onda su Canale 5. Secondo quanto riferito, la Procura di Brescia dovrà ora chiedere formalmente l’intervento del produttore dei dispositivi per sbloccarli, con un inevitabile prolungamento dei tempi investigativi.
Le indagini sul “Sistema Pavia”, i legali: ‘Nessun cenno a spese per 750mila euro’
L’inchiesta bresciana mira a far luce su un presunto sistema di favori e irregolarità all’interno della magistratura pavese. Oltre a Venditti, sono coinvolti a vario titolo magistrati, carabinieri e funzionari pubblici. “Di almeno 750 mila euro e una decina di auto di grossa cilindrata il peculato contestato” – emergerebbe dal fascicolo aperto dalla Procura di Brescia.
Tra questi anche Pietro Paolo Mazza, sostituto procuratore di Milano, indagato per corruzione e peculato. Il suo avvocato, Massimo Dinoia, ha chiarito all’AGI che nel decreto di perquisizione non si fa cenno a “spese di 750mila euro” né a “dieci automobili”, come riportato da alcune testate.
“Non c’è traccia di tali elementi nei documenti ufficiali – ha spiegato Dinoia –. Le accuse vanno verificate sulla base dei fatti, non dei titoli di giornale.”
I risultati degli accertamenti bancari
Intanto, dalle ultime relazioni della Guardia di Finanza di Brescia, in collaborazione con i colleghi di Pavia e con il Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, non emergono anomalie bancarie sui conti di Venditti e dei militari coinvolti.
Gli accertamenti, disposti dalla Procura di Brescia e relativi al periodo 2016–2017, hanno riguardato:
- l’ex procuratore aggiunto Venditti;
- due carabinieri della polizia giudiziaria, Silvio Sapone e Giuseppe Spoto (non indagati);
- la famiglia di Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi inizialmente indagato e poi archiviato nel 2017.
Non sono invece stati analizzati i conti della famiglia Cappa né quelli del giudice Fabio Lambertucci, il gip che archiviò Sempio, nonostante in una precedente nota la Finanza avesse chiesto verifiche anche su di loro.
Un’inchiesta complessa
Il fascicolo bresciano nasce dall’inchiesta pavese riaperta su Andrea Sempio e da appunti trovati a casa dei suoi genitori, che avrebbero fatto emergere sospetti di interferenze nell’iter giudiziario del caso Garlasco.
Oggi l’indagine cerca di capire se, dietro la decisione di archiviare Sempio, ci siano stati rapporti impropri o favoritismi. Ma gli ultimi documenti parlano chiaro: “Non si rilevano anomalie”.
Cosa succederà ora
Il rifiuto di Venditti di fornire le password rappresenta un ostacolo tecnico, ma non blocca le indagini. Sarà la Procura di Brescia, guidata da Francesco Prete, a decidere se chiedere assistenza ai tecnici della casa produttrice dei dispositivi o a un laboratorio forense indipendente.
Intanto, la vicenda continua ad allargarsi, tra verifiche bancarie, perquisizioni e interrogatori. Sullo sfondo resta il caso Garlasco, il delitto che da quasi vent’anni non smette di generare misteri.