Il figlio di Cleria Mancini ha riferito che il padre, a destra, aveva puntato la pistola verso il nipote di 12 anniIl figlio di Cleria Mancini ha riferito che il padre, a destra, aveva puntato la pistola verso il nipote di 12 anni

Omicidio in strada a Lettomanoppello: uccide l’ex moglie e spara al nipote

Un colpo di pistola in pieno centro, poi la fuga armata e la paura che travolge un intero paese.
È accaduto a Lettomanoppello, piccolo comune in provincia di Pescara, dove Antonio Mancini, 69 anni, ha ucciso l’ex moglie Cleria, sarta di 65 anni molto conosciuta e stimata in paese.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’uomo avrebbe incontrato la donna per caso lungo la strada e, dopo un violento litigio, le ha sparato al petto a distanza ravvicinata, uccidendola sul colpo. Poi avrebbe puntato l’arma anche contro il nipotino, che si trovava accanto alla nonna.


“Ha detto che mancavano due persone da ammazzare: me e la mia compagna”

A raccontare la scena è Camillo Mancini, figlio della vittima e dell’assassino, in un’intervista rilasciata al Tgr Abruzzo:

“Ha sparato pure a mio figlio e poi si è allontanato dicendo che mancavano due persone da ammazzare: me e la mia compagna”.

L’uomo è ancora sotto shock, travolto dal dolore e dalla rabbia:

“Non è mai stato un padre e neppure un marito, ci ha dato solo problemi. Ieri si sono incontrati per strada con mia mamma, c’è stato un bisticcio e poi lui l’ha centrata con un colpo di pistola. Non avevamo rapporti con lui, ma lo abbiamo sempre perdonato”.

Secondo quanto riferito dal figlio, il 69enne avrebbe esploso un colpo anche nella direzione del nipotino, che era accanto alla nonna al momento dell’agguato.

“Ha sparato al petto di mia mamma e poi si è girato verso mio figlio, che ha visto la pallottola passargli a cinque centimetri dall’orecchio”, ha raccontato Camillo.

Il bambino, terrorizzato ma illeso, è stato soccorso e affidato ai familiari.


L’assassino arrestato dopo la fuga

Dopo l’omicidio, Antonio Mancini si è allontanato da Lettomanoppello e si è diretto verso Turrivalignani, dove ha continuato a sparare in aria senza colpire nessuno.
L’uomo, ex detenuto e pluripregiudicato, è stato raggiunto e arrestato dai carabinieri dopo alcune ore di ricerche coordinate dalla Procura di Pescara.

Al momento del fermo non avrebbe opposto resistenza. La pistola utilizzata per l’omicidio è stata sequestrata.
Gli inquirenti stanno ora cercando di chiarire le dinamiche esatte dell’aggressione e il movente, che sembrerebbe riconducibile a vecchie tensioni familiari mai sopite.


Una comunità sconvolta

Lettomanoppello è una piccola comunità di circa 3.000 abitanti, e la notizia si è diffusa in poche ore, lasciando incredulità e dolore.
Cleria era una sarta molto stimata, conosciuta per la sua gentilezza e la dedizione al lavoro.
Chi la conosceva parla di una donna “serena e riservata, ma che aveva sofferto molto a causa di quel matrimonio”.

Le indagini sono affidate ai carabinieri del Nucleo investigativo di Pescara, coordinati dal procuratore Giuseppe Bellelli, che ha disposto l’autopsia sul corpo della vittima.


Un altro femminicidio annunciato

Il caso di Lettomanoppello si aggiunge alla lunga scia di femminicidi che hanno insanguinato l’Italia nel 2025, molti dei quali consumati in ambito familiare o da ex partner.
Secondo i dati del Viminale, nei primi nove mesi dell’anno sono oltre 80 le donne uccise, e in oltre la metà dei casi l’assassino è un ex compagno, marito o familiare.

Questa volta, la tragedia è arrivata nel cuore dell’Abruzzo, in un piccolo paese dove tutti si conoscono e dove la violenza è apparsa come un lampo nel buio.

“Era inevitabile – ha detto un vicino di casa – lui era sempre stato violento, e lei viveva con la paura che un giorno potesse succedere qualcosa”.


Domani l’autopsia, poi i funerali

Il corpo di Cleria Mancini è stato trasferito all’obitorio di Pescara per l’esame autoptico.
Solo dopo sarà possibile fissare la data dei funerali, che si terranno probabilmente nella chiesa madre di Lettomanoppello.

La comunità si prepara a stringersi intorno al figlio Camillo e al nipotino scampato alla tragedia, mentre la magistratura lavora per ricostruire l’ennesima storia di violenza domestica degenerata in omicidio.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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