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Criptovalute, non solo Bitcoin: alla scoperta di Monero

Se il Bitcoin continua ad essere sotto la lente di ingrandimento dell’opinione pubblica, non si può non rimarcare come, nel corso delle ultime settimane, il suo dominio sulle altcoin, ovvero sulle criptovalute alternative, si stia leggermente assottigliando.
Tra i tanti progetti che si propongono di farsi largo ed approfittare del momento favorevole per gli asset digital, c’è anche Monero, attualmente al 24° posto della classifica di CoinMarketCap relativa alla capitalizzazione di mercato. Vediamo perché se ne parla tanto, ormai da tempo.

Monero, il simbolo delle privacy coin

Monero è da sempre molto chiacchierato. Il motivo è da ricercare nel fatto che il token si propone di conseguire livelli di privacy molto elevati, prossimi all’anonimato. Una caratteristica che ne ha fatto una delle criptovalute più utilizzate nel Dark Web, ovvero la parte più oscura della rete, quella in cui hanno luogo traffici illegali come quelli di stupefacenti, armi ed esseri umani. Oltre a renderlo ideale per il ransomware, ovvero la richiesta di riscatto per sbloccare sistemi informatici infettati dagli hacker.
Una caratteristica la quale è propria anche di altri progetti, ad esempio Dash, Zcash o Grin, ma tale da spingere le agenzie di molti Paesi a concentrare la loro attenzione proprio su XMR, considerandola a tutti gli effetti il pericolo maggiore.

Le agenzie di USA e Russia contro Monero

In particolare, sono state le agenzie di Stati Uniti e Russia ad attivarsi contro Monero, per cercare di contrastarne le potenzialità in termini di privacy. In entrambi i casi sono stati approntati strumenti tesi ad impedire che le transazioni possano essere nascoste agli occhi delle forze di contrasto alle attività criminali. Come quello proposto da Cipher Trace, azienda incaricata all’uopo dall’Internal Service Revenue (IRS), la quale ha a sua volta proposto una ricompensa di 625mila dollari a chiunque sia in grado di infrangere la privacy di Monero.

Il bando degli exchange

La vera e propria crociata contro Monero da parte delle agenzie governative, ha peraltro avuto una conseguenza di non poco conto, che potrebbe minarne la crescita nel futuro e causare difficoltà a chi vuole comprare Monero. Molti exchange di criptovaluta, infatti, hanno deciso di escludere dalle loro contrattazioni XMR.
Si tratta non solo di una conseguenza delle normative sempre più rigide in tema di contrasto al riciclaggio di denaro sporco, ma anche di una mossa precauzionale. Le piattaforme di scambio, infatti, ritengono con tutta evidenza di non poter lasciare zone d’ombra di cui potrebbero approfittare i gruppi criminali che utilizzano le criptovalute per far perdere le tracce dei propri soldi. E, soprattutto, non intendono creare potenziali motivi di attrito con i vari governi; a partire da quello degli Stati Uniti, il quale nel corso degli ultimi mesi ha dato vita ad una notevole stretta repressiva nei confronti dello spazio crittografico. Una atmosfera che non sembra in effetti l’ideale per Monero.

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