L’allarme dei vicini e la bottiglia rotta vicina al corpo
La porta dell’appartamento era chiusa. Nessun rumore da ore. Poi l’allarme dei vicini, il corridoio affollato, il silenzio pesante e una scena che ha gelato il sangue agli agenti: il corpo di Nunzia Cappitelli, 51 anni, disteso sul pavimento del soggiorno, una ferita netta alla testa e accanto una bottiglia di vetro in frantumi. È successo nel tardo pomeriggio di venerdì 14 novembre in piazza Sant’Alfonso, a Piscinola, un quartiere periferico che questa volta si è ritrovato davanti a un enigma cupo e inquietante.
Una ferita che non convince gli investigatori
Sin dai primi minuti del sopralluogo, la polizia ha capito che nulla poteva essere dato per scontato. Non c’erano segni evidenti di colluttazione, nessuna stanza messa a soqquadro, nessun oggetto fuori posto che potesse suggerire una lite esplosa all’improvviso. Eppure quella ferita al capo, secondo la prima ispezione, non somiglia affatto a una caduta accidentale. Troppo precisa, troppo violenta. Un colpo secco o un impatto non compatibile con un banale scivolone. Mentre la Scientifica fotografava ogni dettaglio, gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale, del commissariato Chiaiano e della Squadra Mobile hanno lavorato nella consapevolezza che quell’appartamento nasconde una storia ancora tutta da decifrare.
Il compagno 21enne: la relazione, le denunce, l’interrogatorio
Il nome inevitabile nell’inchiesta è quello del compagno di Nunzia, 21 anni, più giovane di lei di trent’anni. È stato lui a trovare il corpo, lui a dare l’allarme. Gli investigatori lo hanno ascoltato a lungo: sulla relazione turbolenta che i due avevano da tempo, su alcune denunce per maltrattamenti che gravano sul suo conto, sulle ultime ore trascorse insieme. Nel quartiere si sussurra di discussioni frequenti, di una convivenza complicata, ma nessuno immaginava un finale simile. “Lei non dava confidenza, sembrava una donna tranquilla”, ripetono i vicini rimasti ieri sera per ore sulle scale, incapaci di allontanarsi dalla scena.
La bottiglia rotta, nessun segno di effrazione e tutte le piste aperte
Il dettaglio più controverso è quella bottiglia di vetro in frantumi, trovata a pochi centimetri dal corpo di Nunzia Cappitelli a Piscinola. Potrebbe essere l’arma del delitto, oppure un oggetto caduto nel momento sbagliato. Gli investigatori stanno analizzando angolazioni, impronte, residui, valutando compatibilità e dinamiche. Controllano le telecamere di zona, ricostruiscono eventuali accessi all’abitazione, verificano la possibilità di una terza presenza. Ogni pista resta aperta: dall’incidente domestico al gesto volontario di un’altra persona. Ma la scena muta e la ferita alla testa, almeno per ora, spingono gli agenti nelle direzioni più buie.
L’autopsia e le prossime ore decisive
La Procura, con la pm Serio, ha disposto l’autopsia che verrà eseguita nelle prossime ore. Sarà decisiva per stabilire la natura della ferita, la dinamica della caduta, l’orario esatto della morte e l’eventuale presenza di altre lesioni non visibili a occhio nudo. Sarà il medico legale a dire se la donna è caduta, è stata spinta, o è stata colpita. Intanto l’abitazione resta sotto sequestro, mentre la Scientifica continua a spulciare ogni traccia alla ricerca di un dettaglio in grado di sciogliere il nodo.
Un altro possibile femminicidio nella periferia nord
Quel che appare certo, agli investigatori, è che non si tratta di una morte ordinaria. Piscinola conosce le sirene, ma non si abitua mai alla violenza che arriva dove non te l’aspetti. E con una ferita che non convince, una relazione segnata da denunce e troppi elementi sospesi, la pista più temuta — quella dell’omicidio volontario — rimane in cima alla lista. Ancora un femminicidio? Le prossime ore diranno se la morte di Nunzia Cappitelli è stata un incidente o l’ennesimo atto di brutalità consumato dentro le mura di casa, nel silenzio che precede sempre le tragedie peggiori.

