La Corte d’Appello de L’Aquila si è riservata la decisione
Il tempo scorre, il Natale si avvicina e per Nathan Trevallion e Catherine Birmingham la prospettiva di trascorrere le festività insieme ai propri figli resta appesa a una decisione che non arriva. La Corte d’Appello de L’Aquila si è infatti riservata di decidere sul ricorso presentato dai legali della cosiddetta “famiglia nel bosco” di Palmoli contro la sospensione della potestà genitoriale e l’allontanamento dei tre minori, disposti dal Tribunale per i Minorenni.
La scelta del collegio è arrivata al termine di un’udienza esclusivamente documentale, svolta da remoto nel pomeriggio. Nessuna data è stata ancora comunicata per il deposito della decisione e, nello scenario peggiore, il verdetto potrebbe slittare addirittura a fine gennaio.
Natale a rischio: genitori e figli ancora separati
In attesa della pronuncia, Nathan e Catherine rischiano concretamente di non trascorrere il Natale con i propri figli. Al massimo, se autorizzati, potrebbero incontrarli all’interno della struttura protetta in cui i bambini sono stati collocati, in presenza della madre. Una soluzione che i genitori e la difesa considerano provvisoria e profondamente penalizzante sul piano affettivo.
Il provvedimento del Tribunale per i Minorenni aveva disposto il trasferimento dei tre fratellini in una casa-famiglia a Vasto, ritenendo necessario interrompere la convivenza nel casolare nel bosco di Palmoli. Una decisione che ha acceso un dibattito nazionale sul confine tra tutela dei minori e libertà di scelta educativa.
Il nodo dell’ascolto dei minori
Al centro del reclamo presentato alla Corte d’Appello c’è un punto che la difesa considera dirimente: l’ascolto dei minori. Secondo gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, nelle note depositate per l’udienza, sarebbe venuto meno un passaggio fondamentale previsto dalla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo e recepito anche dalla giurisprudenza italiana.
Due dei tre bambini erano stati sentiti quindici giorni prima dell’ordinanza del 13 novembre, ma – sostengono i legali – quelle dichiarazioni non avrebbero trovato adeguato riscontro nella decisione finale. In particolare, la figlia maggiore avrebbe raccontato di avere numerosi amici a Palmoli, con i quali i fratellini erano soliti giocare, escludendo una condizione di isolamento o deprivazione sociale.
La vita nel bosco e le condizioni della casa
Un altro aspetto contestato riguarda le condizioni dell’abitazione. I minori, ricordano gli avvocati, avevano dichiarato di trovarsi bene nella casa in pietra immersa nella natura, dotata di luce, acqua calda e stufe a legna. Elementi che, secondo la difesa, smentirebbero l’idea di un ambiente inadeguato o pericoloso.
Durante l’anno di osservazione, inoltre, i contatti con gli assistenti sociali sarebbero stati sporadici e resi difficoltosi anche da barriere linguistiche. Circostanza che, sempre secondo i legali, avrebbe compromesso un confronto realmente efficace con la famiglia.
Il silenzio del Comune e i progetti mai presentati
Sul fronte istituzionale, tutto resta fermo. Il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, ha confermato all’Ansa che non ci sono novità né contatti con la famiglia o con i loro avvocati. Nessuna risposta, al momento, neppure sulla proposta di lezioni domiciliari affidate a una maestra del paese.
Anche sul piano edilizio non è stato depositato alcun progetto di ampliamento o adeguamento del casolare. Il geometra Simone Agostino, che si era detto disponibile a occuparsi della pratica, ha confermato di non aver ricevuto indicazioni da Nathan Trevallion.
L’offerta di Al Bano e il caso che divide
A riaccendere l’attenzione mediatica è intervenuto Al Bano, che a Un Giorno da Pecora su Rai Radio1 ha ribadito la propria disponibilità a ospitare la famiglia nel suo bosco. “Sono sempre disponibile, quando e come vogliono”, ha detto il cantante, assicurando anche un eventuale supporto lavorativo ai genitori.
Un gesto simbolico che racconta quanto la vicenda della “famiglia nel bosco” continui a dividere l’opinione pubblica tra chi invoca il rispetto delle regole e chi vede nella storia di Nathan e Catherine il tentativo, forse ingenuo, di vivere in libertà senza fare del male a nessuno.
Intanto, mentre le carte restano sui tavoli dei giudici, l’unica certezza è l’attesa: un’attesa che pesa soprattutto sui più piccoli, sospesi tra una casa nel bosco e una struttura protetta, mentre il Natale incombe senza risposte.

