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La Candida auris è stata riconosciuta per la prima volta nel 2009. Si tratta di un lievito che può portare alla candidosi, una malattia pericolosa e potenzialmente letale. Questo fungo diventa particolarmente problematico quando entra nel flusso sanguigno e si diffonde in tutto il corpo. 

Il fungo killer e il riscaldamento globale

Non solo questa condizione è difficile da rilevare, ma provoca anche infezioni mentre si diffonde. Il riscaldamento globale li potrebbe avere un ruolo chiave nella diffusione della Candida Auris, il fungo killer che sta preoccupando gli esperti nel mondo perché spesso si rivela resistente a tutti i farmaciuccidendo la metà delle sue vittime nel giro di tre mesi.

Il caso registrato in questi ultimi giorni all’ospedale dell’Angelo di Mestre ha acceso i riflettori sul cosiddetto fungo killer. Il patogeno ha una mortalità che varia dal 30% al 70%: se non viene adottata una terapia adeguata, è in grado di provocare gravi infezioni soprattutto nei soggetti pluripatologici. Nel nostro Paese sono stati registrati finora non più di una ventina di casi.

Il caso registrato in Italia e i sintomi

Sintomi. I sintomi dell’infezione da Candida auris, chiamata candidosi, dipendono da quale parte del corpo è interessata. Un’ulteriore complicazione è che, poiché la malattia si manifesta più spesso in ambienti clinici e in pazienti che già soffrono di altre condizioni, i segni possono essere facilmente trascurati (infezione all’orecchio da dolore acuto o sordo nel condotto uditivo o infezione della ferita).

Resistenza antimicotica. Una caratteristica dell’infezione da Candida auris è che i farmaci antimicotici standard a volte sono completamente inefficaci o funzionano male. La resistenza antimicotica è un problema in corso che può svilupparsi nel tempo con l’uso generale di farmaci antimicotici. Inoltre, i fungicidi che uccidono e prevengono i funghi in agricoltura possono anche contribuire alla resistenza in coloro che sono esposti ai fungicidi.

Cause. Le spore di questo fungo possono risiedere all’interno delle apparecchiature cliniche e sulle superfici degli ospedali, diventando particolarmente pericolose se sono presenti nei tubi e nei cateteri utilizzati nelle procedure mediche. Sebbene sia generalmente innocuo se presente sulla pelle chiusa, sorgono problemi se c’è una ferita o un contatto con il flusso sanguigno. Le infezioni si verificano spesso in coloro che sono ricoverati in ospedale con altre condizioni di salute.

Diagnosi. Come altri tipi di infezioni batteriche, il rilevamento della Candida auris richiede esami del sangue e quelli di altri fluidi corporei. Sebbene ci siano un certo numero di questi test, il problema con il rilevamento di questo patogeno è che è molto simile ad altri della stessa famiglia e può essere diagnosticato erroneamente; una diagnosi rapida è raramente possibile. 

La ricerca della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health

Diffusione e riscaldamento globale. I ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health hanno confrontato la suscettibilità termica, cioè la capacità di sopravvivere ad alte temperature, della Candida Auris con quella di alcuni funghi geneticamente simili. Secondo lo studio l’aumento delle temperature ha favorite le condizioni giuste perché il fungo si adattasse a infettare l’uomo.

“Evitiamo allarmismi“. L’infettivologo Matteo Bassetti, pur sottolineando la pericolosità della Candida auris, invita a non parlare di pandemia del futuro. “É allarmistico. Sicuramente questo fungo è una seria minaccia perché, essendo ad alta diffusibilità e resistente, provoca quadri clinici molto critici e anche mortalità” – ha spiegato il Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive dell’Università di Genova.

Matteo Bassetti: ‘Allarmistico parlare di pandemia del futuro’

“Abbiamo protocolli molto rigidi e la trasmissibilità di questa infezione non è legata a una semplice condivisione di un asciugamano piuttosto che di un indumento. Un caso deve far giustamente accendere una lampadina e far attivare tutte le misure di controllo attivo previste ma non deve destare un’eccessiva preoccupazione”.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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