Giuseppe Noschese non crede alla versione della polizia spagnola sulla morte del figlio Michele Noschese a IbizaGiuseppe Noschese non crede alla versione della polizia spagnola sulla morte del figlio Michele Noschese a Ibiza

Michele Noschese morto a Ibiza, la polizia: ‘Arresto cardiaco dopo convulsioni’

Michele Noschese, 35 anni, conosciuto nel mondo della musica come DJ Godzi, è morto nella notte tra il 18 e il 19 luglio a Ibiza. Secondo la versione ufficiale della Guardia Civil, il giovane napoletano sarebbe deceduto per arresto cardiaco dopo aver avuto crisi epilettiche. Ma il padre, Giuseppe Noschese, noto medico partenopeo, non crede a questa versione e ha depositato un esposto per chiedere l’apertura di un’indagine per omicidio volontario contro gli agenti intervenuti quella notte.

Le parole del padre: ‘Tre colpi alla testa, non lo hanno soccorso’

Secondo il racconto del padre, confermato da alcuni amici presenti alla festa privata in cui si trovava il 35enne, Michele avrebbe avuto un momento di disagio, legato forse a uno stato confusionale. Un vicino avrebbe chiamato la polizia dopo che il ragazzo, secondo le autorità, avrebbe imbracciato un coltello “in stato di alterazione psichica”.

All’arrivo degli agenti, Michele sarebbe stato prima immobilizzato e poi colpito. “Ci hanno detto che è stato legato mani e piedi, e tenuto in una stanza da solo, dove poi è morto. Ma perché non è stato portato in ospedale? Perché non è stato soccorso subito?”, si chiede il padre che si commuove nel ricordare l’ultima telefonata col figlio della sera prima della morte. “Rideva perché gli avevo minacciato per scherzo di postare una sua vecchia foto da bambino, in cui era goffo”

Giuseppe Noschese ha sporto così denuncia alla magistratura italiana per omicidio volontario e omissione di soccorso. Ha chiesto il sequestro dei video delle telecamere, l’identificazione degli agenti coinvolti e un’autopsia indipendente.


Cosa è successo nella villa di Ibiza?

Secondo quanto riferito da amici presenti alla festa nella casa di Santa Eulalia, la polizia è intervenuta per schiamazzi notturni dopo una telefonata di alcuni vicini per la musica troppo alta durante una festa. Una volta all’interno, avrebbe fatto uscire tutti, isolando Michele, che sarebbe stato legato mani e piedi, picchiato e rinchiuso da solo in una stanza.

“Mi hanno detto che lo hanno colpito con tre pugni, due in faccia e uno sulla schiena”, racconta il padre. Poi il silenzio. Nessuno lo ha più visto fino al tragico annuncio.


La versione della Guardia Civil è credibile?

Secondo la nota ufficiale rilasciata dalla Guardia Civil a Palma de Mallorca, Michele Noschese si trovava in stato di forte agitazione, presumibilmente “in preda ad allucinazioni” e avrebbe minacciato un anziano vicino con un coltello.

Gli agenti avrebbero provato a contenerlo, quando “ha cominciato ad avere convulsioni” — è scritto nel rapporto. A quel punto, secondo la versione spagnola, sarebbero stati attivati i protocolli di emergenza e tentate manovre di rianimazione fino all’arrivo dei soccorsi, ma senza successo. “Abbiamo seguito il protocollo — fanno sapere dalla polizia spagnola —, lo abbiamo immobilizzato per evitare che si facesse del male e subito dopo ha avuto delle convulsioni. È intervenuta un’ambulanza e sono state effettuate manovre di rianimazione per 40 minuti. Ma non è stato possibile salvarlo”.

Una versione che, però, non convince i familiari, secondo i quali Michele non soffriva di patologie tali da causare una morte improvvisa, né aveva mai avuto crisi epilettiche di quel genere.

Il corpo già all’obitorio: ‘Lo farò cremare’

A rendere ancora più drammatico il racconto della famiglia Noschese è il vuoto informativo che si sarebbe creato subito dopo il decesso. Non solo. Michele, secondo la denuncia dei familiari, non è stato trasferito in ospedale, ma direttamente all’obitorio, senza che nessun medico spagnolo spiegasse con chiarezza quanto accaduto.

Il papà del dj ha riferito che farà cremare il figlio. “Ho deciso di farlo cremare. Non posso riportarlo in una bara, conciato in quel modo. Mia moglie non lo reggerebbe”. Solo a posteriori, l’ambasciata italiana ha fornito un primo contatto, mentre la Farnesina ha aperto un canale diplomatico con il Consolato Generale a Barcellona.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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