Alberto Stasi con la madreAlberto Stasi con la madre

Il dolore di Elisabetta Ligabò, l’ombra dell’errore

“Quello che sta venendo fuori è sconvolgente. È uno schifo, mi dispiace usare questa parola. Ma è un vero e puro schifo.”
Con queste parole cariche di rabbia e dolore, Elisabetta Ligabò, madre di Alberto Stasi, torna a parlare con il quotidiano La Stampa. Lo fa mentre sulle indagini del delitto di Garlasco si riapre una porta chiusa da quasi due decenni.

Il ritorno di Andrea Sempio

Al centro della nuova inchiesta c’è il nome di Andrea Sempio, il giovane inizialmente finito marginalmente nelle indagini del 2007 per l’omicidio di Chiara Poggi. Dopo 18 anni, nuove analisi su vecchi reperti potrebbero collocare la sua presenza sulla scena del crimine. Una circostanza che, se confermata, aprirebbe la strada alla riabilitazione giudiziaria di Alberto Stasi, oggi condannato in via definitiva.

“Alberto è sempre stato innocente”

La signora Ligabò non ha dubbi: “Alberto si è sempre dichiarato innocente, e adesso la verità sta venendo a galla”. Per lei, non c’è mai stata alcuna incertezza, neanche per un istante. “Neppure per un minuto ho mai messo in discussione l’innocenza di mio figlio. Non me lo spiego, un errore così grave. Davvero, mi sembra incredibile.”

Le accuse: un’indagine a senso unico

Secondo la madre di Stasi, fin dall’inizio le indagini si sarebbero concentrate in un’unica direzione, ignorando elementi che avrebbero potuto far luce su altri sospettati. “È stata un’indagine in una sola direzione, fin dall’inizio. Non so perché sia andata così, ma questo è quello che è successo.”

Il caso dell’impronta numero 33

Un dettaglio emblematico riguarda l’impronta digitale numero 33, trovata in casa Poggi, ritenuta all’epoca non utilizzabile. Chi prese questa decisione? Luciano Garofano, allora comandante del RIS, oggi siede nel collegio difensivo di Andrea Sempio. “Certo che ci ho fatto caso – dice la Ligabò – è la solita compagnia. Tutti uniti, da sempre, contro mio figlio Alberto.”

“Di Sempio non voglio nemmeno sentir parlare”

Il nome di Andrea Sempio suscita una reazione netta. “Io quella persona non voglio sentirla nemmeno nominare. Di lui non parlo, assolutamente.” Parole che lasciano trasparire una ferita ancora aperta, un dolore mai sopito.

Il silenzio tra le due famiglie

Il rapporto tra la famiglia Stasi e quella di Chiara Poggi è rimasto inesistente, segnato dal dolore e dall’incomunicabilità. “Io capisco il dolore della signora Rita Preda, che è immenso. Ma non comprendo questa ostilità nei nostri confronti.” Alla domanda se avesse mai provato a contattarla, risponde con amarezza: “Credo che non vogliano. Io da parte mia potrei avvicinarmi, ma se una persona non ti vuole più incontrare, non la puoi obbligare.”

“Non ho mai provato, ma sarei pronta a farlo”

Infine, un’apertura: “Devo essere sincera. Non ci ho provato. Ma sarei pronta a farlo.” Un gesto di umanità e dolore che apre uno spiraglio tra due mondi lontani, ma legati indissolubilmente da una tragedia.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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