I genitori: ‘Chi sapeva ha taciuto’, il ragazzino non è imputabile
Otto mesi dopo il dramma, emergono verità che alimentano la rabbia della famiglia Jaconis. «Pensavamo fosse una tragica fatalità, invece tutto ciò si poteva evitare. E chi sapeva ha taciuto» – dichiara la famiglia. La Procura minorile di Napoli ha chiuso le indagini sulla morte di Chiara Jaconis, 30 anni, colpita alla testa da una statuetta caduta da un balcone mentre passeggiava con il fidanzato nei Quartieri Spagnoli di Napoli.
Secondo le indagini, l’autore sarebbe un ragazzino di 13 anni, già noto per comportamenti pericolosi: avrebbe lanciato oggetti dal balcone anche in passato. In quanto minore di 14 anni, non è imputabile. Il fratello, più grande, è stato invece escluso dalle indagini. La Procura ordinaria indaga ora sull’eventuale responsabilità dei genitori.
La dinamica dei fatti
Il 15 settembre 2024 Chiara Jaconis è stata colpita da una statuina in onice, decorata in stile egizio, del peso di diversi chili. Ricoverata in condizioni gravissime, è morta due giorni dopo. La giovane, che aveva coronato il sogno di lavorare per Prada a Parigi, è diventata suo malgrado simbolo di una tragedia che poteva essere prevenuta.
Le indagini hanno rivelato che le statuine lanciate sarebbero due, per un peso complessivo superiore ai 10 chili. Il tredicenne avrebbe già lanciato in precedenza tablet e cuscini. I dispositivi elettronici della famiglia sono stati sequestrati, e diversi testimoni — tra cui vicini e collaboratrici domestiche — sono stati ascoltati. Due coniugi, residenti nello stesso palazzo, risultano indagati per omicidio colposo e omessa vigilanza. Hanno negato ogni responsabilità.