Segnali di speranza per Nicolò Bucciarelli dopo il grave incidente ad OsimoSegnali di speranza per Nicolò Bucciarelli dopo il grave incidente ad Osimo

Il miracolo di una stretta di mano, come sta Nicolò Bucciarelli

Un piccolo grande segnale che ha riacceso la speranza.
Dopo due settimane di coma, Nicolò Bucciarelli, 25 anni, ha stretto la mano della madre, Michela Gioia.
Un gesto che, nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Torrette, è sembrato un miracolo. “Gli ho detto: Nicolò, sono la mamma. Se vuoi che resto qui, stringimi forte la mano. E lui lo ha fatto”, racconta Michela al Resto del Carlino.

I medici restano prudenti, ma la speranza si fa largo tra prudenza e commozione. “Per capire se si tratta di una reazione consapevole o di un riflesso – spiega la donna – bisognerà attendere qualche giorno. Ma per noi, già così, è tantissimo”.


Cosa è successo il 1° ottobre ad Osimo

Era la mattina del 1° ottobre quando Nicolò, in sella alla Vespa della madre, è rimasto coinvolto in un terribile incidente lungo la statale 16, all’altezza del CargoPier di Osimo.
Lavorava nell’officina meccanica di famiglia, a Varano, ed era uscito per aiutare un cliente con uno scooter in panne.

“Gli avevo detto di prendere l’auto – racconta Michela – ma per fare prima ha preso la Vespa. Non vedendolo tornare, ho iniziato a chiamarlo. Poi mi ha risposto qualcuno dall’ospedale. Mi hanno detto che aveva avuto un incidente e di andare subito a Torrette. Lì ho saputo che era in coma”.

Secondo la ricostruzione della Polizia stradale di Jesi, la Vespa sarebbe scivolata sull’asfalto bagnato, finendo contro un camion condotto da un 39enne di Cervia. Nicolò sarebbe caduto prima dell’impatto, subendo un trauma cranico e toracico gravissimo.


“Voglio capire cosa è successo”

Oggi la madre di Nicolò Bucciarelli ha lanciato un appello pubblico sui social, chiedendo testimoni che possano aiutare a ricostruire la dinamica.

“Non riesco a capire come sia finito contro quel camion. Voglio sapere se c’era un ostacolo, se qualcuno lo ha toccato, o se è stata solo fatalità. Nicolò è prudente, non corre mai”.

Le indagini proseguono, mentre la famiglia resta accanto al giovane giorno e notte. Michela ha dormito per tredici giorni nel corridoio della Rianimazione, per non lasciarlo solo neanche un istante.


Una comunità che non lascia soli

Attorno ai Bucciarelli si è formata una maratona di solidarietà. Gli amici di Nicolò si alternano ogni sera in ospedale, portando la cena e conforto ai genitori.
A Varano, la parrocchia ha organizzato una veglia di preghiera.
L’associazione che cura gli eventi natalizi ha persino annullato le iniziative di quest’anno per stare vicina alla famiglia.

“Nicolò è sempre stato generoso, pronto ad aiutare tutti – raccontano i volontari – Era lui a cucinare alle feste del paese. Ora tocca a noi restituirgli quell’affetto”.


La speranza non si spegne

Ogni piccolo segnale è una conquista. La Tac stabile e il lieve miglioramento clinico alimentano la fiducia.

“Non abbiamo nemmeno il tempo di piangere – dice Michela – ma continuiamo a sperare. Nicolò è un guerriero, e tornerà a sorridere.”

Un’intera comunità attende quel sorriso, con il fiato sospeso e il cuore pieno di speranza.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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