Riconoscere in tempi brevi i sintomi dell'ictus può evitare danni graviRiconoscere in tempi brevi i sintomi dell'ictus può evitare danni gravi

6,5 milioni di persone muoiono ogni anno di ictus

Ogni anno nel mondo 12,2 milioni di persone vengono colpite da ictus. Significa un caso ogni tre secondi. Numeri che rendono l’idea dell’impatto drammatico di una patologia che non guarda in faccia a nessuno e che oggi, in occasione della Giornata Mondiale dedicata alla sensibilizzazione, torna al centro dell’attenzione scientifica e sanitaria. Dietro queste cifre c’è una realtà durissima: oltre 6,5 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’ictus e tra i sopravvissuti uno su tre rimane con disabilità permanenti. Paralisi, difficoltà cognitive, problemi di linguaggio e perdita dell’autonomia personale sono solo alcune delle conseguenze più devastanti.


“Prima causa di invalidità negli adulti”: l’allarme dell’esperta

A spiegare la portata del fenomeno è Marta Iacobucci, docente di Neuroradiologia presso UniCamillus – International Medical University, punto di riferimento per la diagnosi e il trattamento endovascolare dell’ictus cerebrale. Iacobucci sottolinea che oggi l’ictus rappresenta una delle principali emergenze neurologiche globali, definendolo la prima causa di invalidità negli adulti e la seconda causa di morte nel mondo. Un’emergenza trasversale che riguarda Paesi ricchi e poveri allo stesso modo, con un trend in crescita soprattutto tra i soggetti più giovani.


Ischemico o emorragico: due facce dello stesso rischio

L’ictus non è un evento unico ma comprende due forme principali. Quella più frequente, l’ictus ischemico, rappresenta circa l’85 per cento dei casi e si verifica quando un’arteria cerebrale si occlude improvvisamente, impedendo al sangue di raggiungere alcune aree del cervello. Nel restante 15 per cento si parla invece di ictus emorragico, spesso causato dalla rottura di un vaso cerebrale dovuta in molti casi a una pressione arteriosa troppo alta e non controllata. In entrambi i casi il cervello viene privato di ossigeno e l’intervento medico deve essere immediato: ogni minuto perso equivale alla morte di milioni di neuroni.


Riconoscere subito i sintomi può salvare una vita

Nel caso di sospetto ictus il tempo è l’arma principale. Intervenire nelle prime ore può cambiare il destino di un paziente, evitando gravi danni cerebrali permanenti. Per questo Iacobucci insiste sull’importanza del riconoscimento precoce dei sintomi e ricorda il protocollo internazionale FAST, acronimo che riassume i segnali più frequenti: asimmetria del volto, debolezza di un braccio, difficoltà nel linguaggio e necessità di chiamare i soccorsi immediatamente. La tempestività, spiega l’esperta, è spesso la differenza tra la vita e la morte.


Sempre più giovani colpiti: “Uno su quattro ha meno di 60 anni”

Un dato preoccupa più di tutti. Il 25 per cento dei casi riguarda ormai persone sotto i 60 anni. L’ictus non è più una malattia degli anziani. Stili di vita sbagliati, stress, fumo, pressione alta e diabete stanno anticipando il rischio. A confermarlo è anche la comunità scientifica internazionale che da anni registra questo preoccupante abbassamento dell’età dei pazienti colpiti.


“Il 90 per cento degli ictus è evitabile”: le regole della prevenzione

Prevenire l’ictus è possibile. Secondo Marta Iacobucci, tra l’80 e il 90 per cento degli eventi potrebbe essere evitato modificando i principali fattori di rischio. Dieta scorretta, sedentarietà, consumo di tabacco, ipertensione, fibrillazione atriale non trattata, diabete e livelli alti di colesterolo sono i principali nemici della salute cerebrale. Lo stile di vita, in questo quadro, diventa un potente strumento di difesa. Prendersi cura di sé significa muoversi ogni giorno, mantenere controllati pressione e valori glicemici, dormire adeguatamente, ridurre il sale e limitare i grassi saturi e l’alcool. Piccole abitudini quotidiane che, sommate, diventano un vero scudo protettivo contro una malattia che non perdona leggerezze.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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