Dmitry PeskovDmitry Peskov

Il Cremlino accusa l’Alleanza di essere «coinvolta direttamente» nel conflitto

«La Nato è in guerra con la Russia». Le parole pronunciate dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, durante la conferenza stampa quotidiana, segnano un ulteriore salto di tensione nella crisi ucraina.

Secondo Peskov, «non servono ulteriori conferme: l’Alleanza Atlantica è di fatto coinvolta direttamente in questo conflitto». Una dichiarazione che arriva in un momento in cui i colloqui di pace appaiono congelati e il confronto militare non accenna a diminuire.

Il portavoce ha accusato Kiev di «rallentare artificialmente» qualsiasi tentativo di mediazione, rifiutando «flessibilità e disponibilità a un serio confronto». Per il Cremlino, gli incontri chiesti dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrebbero come unico obiettivo «un effetto emotivo» più che un reale passo verso una tregua.

Negoziati in stallo

«La pausa nel processo negoziale è evidente», ha sottolineato Peskov, aggiungendo che finora non c’è stato «alcun progresso» nell’organizzazione di un eventuale summit trilaterale con Washington e Kiev.

Mosca, ufficialmente, mantiene la disponibilità a discutere di una risoluzione pacifica. Ma la narrazione offerta dal Cremlino resta chiara: «Gli europei ostacolano la pace in Ucraina perché non vogliono affrontare le cause profonde della crisi».

Trump rilancia l’idea di un vertice

Dall’altra parte dell’Atlantico, Donald Trump – tornato alla Casa Bianca – insiste sulla necessità di un summit ad alto livello. «Penso che dovrò parlare io, non sono in grado di parlarsi tra loro», ha dichiarato ai giornalisti, riferendosi all’odio «insondabile» tra Putin e Zelensky.

Trump vede nell’incontro a tre (Russia, Ucraina, Stati Uniti) l’unica strada percorribile, scartando l’ipotesi di un bilaterale tra i due leader in guerra. E non ha risparmiato l’ennesimo affondo agli alleati europei: «L’Europa continua a comprare petrolio da Mosca. Le loro sanzioni non sono abbastanza dure. Devono fare molto di più se vogliono davvero mettere pressione su Putin».

L’Europa tra sanzioni e diplomazia

L’Unione Europea ha ribadito ieri di non riconoscere alcun risultato elettorale nei territori ucraini occupati dalla Russia, compresa la Crimea. Bruxelles ha definito le consultazioni «una violazione del diritto internazionale e della sovranità di Kiev», promettendo nuove misure restrittive.

Ma sul fronte energetico restano divisioni profonde: se alcuni Paesi spingono per un embargo totale sugli idrocarburi russi, altri frenano temendo ricadute economiche insostenibili.

Il rischio di escalation

La retorica sempre più dura di Mosca rischia di complicare ulteriormente un equilibrio già fragile. Le parole di Peskov rafforzano la percezione che la guerra in Ucraina non sia più soltanto un conflitto regionale, ma uno scontro geopolitico globale.

Gli analisti internazionali avvertono che la definizione di «Nato in guerra» non è soltanto propaganda: può preludere a un irrigidimento delle strategie militari e diplomatiche del Cremlino.

Un futuro incerto

Per ora, la diplomazia resta inchiodata a posizioni inconciliabili: da un lato la Russia che rivendica la necessità di un confronto su «cause strutturali» del conflitto, dall’altro l’Ucraina che chiede il ritiro immediato delle truppe occupanti come condizione minima per qualsiasi dialogo.

Sul tavolo internazionale, dunque, rimane lo stallo. Con Trump che tenta di rilanciare una mediazione personale, l’Europa sotto pressione sulle sanzioni e la Nato che, agli occhi del Cremlino, sarebbe già passata dalla deterrenza alla guerra.

Di Renato Valdescala

Esperienza nello sport e nella cronaca locale con quotidiani salernitani dal 1990. Con il tempo si è dedicato alla cronaca estera analizzando i fatti di maggiore rilievo con spirito critico e irriverente. Si occupa anche di approfondimenti di cronaca nazionale.

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