Ritrovamento dei resti dopo sei anni
Un passo decisivo nelle indagini sulla scomparsa di Vito Mezzalira, 66 anni, ex dipendente di Poste Italiane, potrebbe essere stato compiuto: all’inizio del mese scorso sono stati rinvenuti nel giardino della sua abitazione a Sdraussina, frazione di Sagrado (Gorizia), dei resti umani che, secondo gli accertamenti preliminari, potrebbero appartenere all’uomo scomparso nell’estate 2019.
Ora corrispondenza è stata stabilita tramite le impronte dei denti e della mandibola, confrontate con radiografie effettuate negli anni precedenti. L’ufficializzazione dell’identità arriverà con l’autopsia, il cui incarico sarà conferito il 16 dicembre. Il ritrovamento è avvenuto all’interno di sacchi di plastica, sepolti sei anni fa, e ha aperto una nuova fase nelle indagini condotte dalla Procura di Gorizia.
Indagati per omicidio e truffa
Per la scomparsa di Mezzalira sono indagati la ex convivente Mariuccia Orlando, il fratellastro di lei Moreno Redivo e il figlio della donna Andrea Piscanec. I tre devono rispondere di concorso in omicidio volontario, concorso in sottrazione di cadavere e truffa aggravata continuata, legata alla percezione illegittima della pensione dell’ex postino, ritirata per diversi anni.
L’autopsia sarà condotta dal direttore della Medicina legale dell’Università di Trieste, Stefano D’Errico, e da Manuel Gianvalerio Belgrano, direttore della Struttura complessa di Radiologia dell’Azienda sanitaria giuliano-isontina. Sarà fondamentale per chiarire se nel decesso sia intervenuta la mano di terzi e in quale modalità.
Le indagini e la scoperta
Dopo sopralluoghi vani negli anni, i carabinieri sono giunti alla scoperta dei resti analizzando immagini satellitari di Google Earth, che avevano evidenziato la presenza di un pozzo sul retro dell’abitazione, successivamente sigillato con cemento. Determinante anche il contributo di un’unità cinofila durante gli scavi condotti con l’ausilio dei vigili del fuoco.
L’udienza davanti al Gip, prevista per il 16 dicembre, segue la riserva delle difese rispetto all’esecuzione dell’accertamento tecnico non ripetibile, con conseguente istanza di incidente probatorio.
La sorella di Vito non si è mai arresa
La riapertura del caso era stata sollecitata dalla sorella di Vito, Domenica, residente a Mantova. Nel corso degli anni, la donna si era insospettita dalle ricostruzioni dell’ex cognata, secondo cui Mezzalira sarebbe fuggito all’estero per amore o per sfuggire a nemici immaginari. Orlando aveva anche prodotto fotomontaggi a supporto di questa tesi.
Grazie alla determinazione della sorella, inizialmente è stato aperto un fascicolo per truffa aggravata e continuata sulla pensione del fratello, ora esteso al ben più grave reato di omicidio e occultamento di cadavere. L’autopsia sarà determinante per chiarire definitivamente il giallo della morte di Vito Mezzalira.

