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Sandro Mugnai: ‘Sto male per aver ucciso, ma non avevo alternative per salvare la mia famiglia’

Piccoli screzi ma nulla che facesse presagire un tragico epilogo assicurano i congiunti di Sandro Mugnai, indagato a piede libero per l’omicidio di Gezim Dodoli.

Sandro Mugnai ha ricostruito a La vita in diretta la sera dell’assalto di Gezim Dodoli alla casa con la ruspa

Il 53enne ha sparato con la sua carabina nel tentativo disperato di difendere la sua abitazione di San Polo, in provincia di Arezzo, che l’albanese, vicino di casa, stava buttando giù con una ruspa mentre cenava con altri parenti. A distanza di una settimana dalla tragedia Mugnai ha rivissuto quei drammatici momenti in un’intervista rilasciata a La vita in diretta.

Mi sento male perché ho dovuto togliere la vita ad un essere umano ma io dovevo salvare la vita di mia madre, mia moglie, il mio figliolo, mio fratello, i miei nipoti e la mia cognata. Io e mio fratello abbiamo tentato di fermare verbalmente questa persona, mio nipote ha tentato di chiamare i soccorsi. Questo non desisteva in nessun modo, le pareti dentro sono già tutte spaccate se lui urtava ancora.. Ci siamo sentiti in trappola come i topi perché l’unica via d’uscita ce l’aveva tappata”.

‘Le pareti erano già tutte spaccate e lui non desisteva, eravamo in trappola come i topi’

A questo punto il 53enne ha deciso di prendere la carabina. “Quando ho visto che lui non desisteva in nessun modo ho pensato che fosse l’unico modo per salvare la mia famiglia. Ho sparato in terra per spaventarlo prima di rivolgere l’arma verso la ruspa ma lui non si è fermato… Ho cercato di non colpire punti vitali ma lui non si bloccava in alcun modo. La paura che ti prende e il dover salvare la tua famiglia ti porta a fare cose del genere. É stata una scelta dolorosissima” – ha aggiunto l’uomo che non riesce a darsi pace e sta vivendo giorni terribili.

Qualche giorno prima la vittima pare avesse litigato con la madre del fabbro perché suonava la batteria “Se non andate via, vi farò andare via” – avrebbe riferito in una circostanza. “L’unica discussione era sempre sulla questione dei tubi di scarico e papà aveva anche chiamato gli idraulici per cercare una soluzione che era stata anche trovata” – ha assicurato Mattia Mugnai, figlio dell’indagato, nel corso della puntata del 12 gennaio de La vita in diretta.

‘Ho sparato prima a terra, poi ho cercato di non colpire punti vitali: non si fermava in alcun modo’

“Suonava la batteria quando sentiva questo cattivo odore e poi diceva che ci avrebbe mandato via” – ha aggiunto il giovane, che non era in casa al momento dell’assalto di Gezim Dodoli. “Ero andato al cinema e mi ha chiamato mio fratello raccontandomi che stava buttando giù casa. Non sarà facile riprendersi da questa situazione, ci segnerà per tutta la vita”.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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