Laura SantiLaura Santi

Qual è il significato della scelta di Laura Santi?

Laura Santi, 50 anni, giornalista e attivista dell’Associazione Luca Coscioni, è morta nella sua casa di Perugia attraverso la procedura del suicidio assistito. Affetta da una forma grave di sclerosi multipla, ha scelto di porre fine alle sofferenze con un farmaco letale, dopo un iter giudiziario e medico durato quasi tre anni. Accanto a lei, suo marito Stefano e il personale medico volontario.


Perché ha scelto il suicidio assistito

“Dopo anni di malattia progressiva e un ultimo anno particolarmente crudele, le sofferenze erano diventate intollerabili”, ha detto il marito Stefano. Laura Santi ha ottenuto il via libera alla procedura dalla Asl Umbria 1 dopo due anni e mezzo, grazie a una relazione medica e all’approvazione del comitato etico nel giugno 2025.


Quali parole ha lasciato Laura prima di morire?

“Io sto per morire. Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze… Mi porto di là sorrisi, mi porto tanta bellezza che mi avete regalato. Vi prego: ricordatemi. Ma non vi stancate mai di combattere. Anche quando le battaglie sembrano invincibili”, ha scritto Laura in un messaggio affidato all’Associazione Coscioni. Una testimonianza intensa, carica di gratitudine e resistenza civile.


Qual è stato il percorso per accedere al suicidio assistito?

Dopo la richiesta iniziale nel 2022, Laura ha dovuto affrontare:

  • 2 denunce
  • 2 diffide
  • 1 ricorso d’urgenza
  • 1 reclamo contro l’ASL

Solo nel novembre 2024 è arrivata la relazione medica, mentre l’approvazione finale è giunta nel giugno 2025. Tutto è stato seguito dall’Associazione Coscioni. L’autosomministrazione è avvenuta a casa con supporto volontario di personale sanitario. “Ha dovuto affrontare un lungo e complesso iter giudiziario, civile e penale, per vedere riconosciuto il diritto ad accedere al medicalmente assistito” – ha rimarcato l’associazione


Come hanno reagito le istituzioni e la comunità?

La sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, ha dichiarato: “Laura è stata testimone di speranza e coraggio. Continueremo le sue battaglie. Ha dato voce a chi non l’aveva. Il Baiocco d’oro era il minimo che potessimo darle.”

Mons. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia, l’aveva incontrata nel 2024: “Chi sta fuori da certe sofferenze deve inchinarsi. Non dobbiamo giudicare. Lei mi ha accolto da atea. Io l’ho ascoltata. Era una donna libera”.


Cosa cambia dopo la storia di Laura Santi?

Il caso di Laura Santi riaccende il dibattito sulla legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito in Italia. La sua battaglia ha dimostrato quanto sia complesso accedere a un diritto sancito dalla Corte Costituzionale ma non ancora regolamentato con legge nazionale.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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