Il precedente e la svolta narrativa
Quando nel 2016 “Un medico in famiglia” mandò in onda il primo bacio gay in prima serata su Rai 1, sembrò un punto di non ritorno. La fiction più familiare della televisione pubblica apriva la strada a un linguaggio nuovo, specchio di una società che stava cambiando più rapidamente della tv stessa. Tuttavia, bastarono pochi anni per mostrare come quella conquista non fosse affatto consolidata: con “Leonardo”, e la storia d’amore tra il protagonista e l’allievo Salaì, la discussione sui social si riaccese come se l’Italia fosse tornata all’anno zero.
Oggi, però, la serialità Rai compie un passo ulteriore. E ad alzare l’asticella è “Un Professore”.
La serie che mette a fuoco la complessità dei nuovi legami
La terza stagione della fiction con Alessandro Gassmann nel ruolo del docente di filosofia Dante Balestra sta segnando, episodio dopo episodio, un cambio di passo nel modo di raccontare i rapporti tra adolescenti. Gli ascolti restano solidi, ma ciò che sta facendo discutere è il modo in cui la serie ha deciso di affrontare un terreno raramente toccato con questa limpidezza: la fluidità sessuale e affettiva.
Non è più semplicemente questione di rappresentare un amore omosessuale. “Un Professore” punta la telecamera su dinamiche più complesse: triangoli, legami aperti, esplorazioni di identità che non si risolvono in categorie nette. E lo fa senza il gusto della provocazione gratuita, ma con l’intento di fotografare ciò che i giovani vivono, o osservano intorno a loro, con naturalezza.
Il triangolo che ha acceso la discussione
Nella puntata andata in onda ieri, la serie ha mostrato una scena che ha catalizzato il dibattito: un tentativo di approccio sessuale a tre tra Luna, Laura e Matteo. Un threesome che non arriva al compimento ma che mette in scena un processo di scoperta, attrazione, incertezza.
La situazione nasce dal legame crescente tra le due ragazze, attratte l’una dall’altra dopo anni di amicizia. È un passaggio che la serie racconta senza filtri, mostrando esitazioni, desideri e soprattutto la vulnerabilità del terzo coinvolto: Matteo, fidanzato di una delle due, che si ritira all’ultimo momento sopraffatto dall’emotività.
Non è la prima volta che la fiction affronta temi omosessuali: basti pensare alla tensione tra Simone e Thomas o, nelle stagioni precedenti, all’ambiguità tra Simone e Manuel. Ma stavolta la Rai si spinge su un terreno più scivoloso perché più vicino alla realtà contemporanea.
Il giudizio degli spettatori e la questione del ritmo narrativo
La scena ha diviso il pubblico. Non tanto per il contenuto, quanto per la gestione narrativa. Alcuni fan hanno criticato la rapidità con cui si è arrivati al bacio tra Luna e Laura, contrapponendola ai tempi più lunghi concessi alla costruzione dell’intimità tra Simone e Manuel nelle stagioni precedenti. Un dibattito che dice molto sull’affezione del pubblico verso i personaggi, ma soprattutto su come i nuovi modelli relazionali richiedano una delicatezza sempre maggiore nella scrittura.
Il ruolo pedagogico della tv quando la scuola non arriva
L’intento di “Un Professore” non è prescrittivo. Non indica cosa sia giusto o sbagliato, ma invita a guardare la realtà senza filtri moralistici. La serie mette in scena non una promozione di stili di vita, ma un alfabeto emotivo con cui i giovani si confrontano ogni giorno.
È qui che l’opera assume un valore quasi pedagogico, soprattutto in un momento storico in cui l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole resta un terreno divisivo. La fiction, senza assumere ruoli che non le competono, colma una mancanza: aiuta gli adulti a comprendere i figli e i figli a dare un nome a ciò che provano.
Camminare a occhi aperti, come suggerisce la serie, è l’unico modo per non essere travolti dal cambiamento.

