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La croce: nascita e significato del simbolo del cristianesimo

Croce: storia di un simbolo

Sulle pareti, sulle cime dei monti, indossata come pendente su una catenina: la croce è uno dei simboli più importanti per le persone di fede cattolica e uno dei più acquistati. Infatti, ci sono e-commerce specializzati in simboli religiosi. Ad esempio, su Holyart troverai ogni tipo di crocefisso se clicchi sul link.

Ma quando nasce questa venerazione e perché è ancora attuale? Osservando le immagini medievali che ritraggono scene di crocifissione e crocifissi, potresti pensare che come simbolo principale sia nata insieme al cristianesimo.

In realtà non è così. Nei primi secoli del cristianesimo, il ruolo più importante era ricoperto dal monogramma “XP” e dallo “Staurogramma”. Soltanto dal III secolo in poi prese piede l’usanza di farla con le dita. Ma la vera e propria venerazione per questo simbolo viene fatta risalire al IV secondo, per la precisione durante il regno dell’Imperatore Costantino il Grande.

Questo simbolo rappresenta il momento della crocifissione di Gesù menzionata nei Vangeli, in cui viene raccontato che il figlio di Dio dovette portare egli stesso. Nel momento in cui Costantino professò la sua cristianità, dopo la sua morte il suo successore Teodosio proclamò come religione di Stato quella cristiana.

Da questo momento in poi, i cristiani iniziarono a confessare la morte di Cristo sulla croce, portando alla sua rimozione dal catalogo penale e ergendosi non più a strumento di esecuzione, ma a simbolo della fede cristiana.

Il suo vero significato

Durante il passare dei secoli, asprissime dispute di natura teologica scoppiarono sul significato della croce. Una risposta definitiva non esiste, ma sta di fatto che sia uno dei simboli della fede cristiana.

Sfogliando la Bibbia, appare negli Atti degli Apostoli, nelle lettere dell’apostolo Paolo e nel Vangelo di Giovanni. Ancora oggi, è difficile stabilire se Gesù venne crocifisso su un palo o su una croce poiché, traducendo il termine greco, significa sia legno che croce.

Soltanto quando il Nuovo Testamento venne tradotto in latino si è iniziato a parlare di croce e crocifissione. Quest’ultima termine, in particolare, vuole indicare il collegamento esistente tra l’esistenza terrena e quella celeste.

In effetti, è formata da due assi: quello orizzontale, che sta a rappresentare la connessione degli esseri umani all’esistenza terrena, e quello verticale, che ha che fare col divino.

Ci sono, invece, differenti interpretazioni, che vedono gli assi come simboli del maschile e femminile, dell’anima e del corpo, dello spirito e della materia.

La teologia

Il mondo della teologia ha sempre considerato la crocifissione come manifestazione dell’intervento diretto di Dio, che ristabilisce la sua alleanza con l’uomo dopo la lacerazione dovuta alla sua caduta.

Quindi potrebbe rappresentare un segno di speranza, con i peccati che sono stati perdonati dopo la riconciliazione tra l’umanità e Dio.

Papa Benedetto XVI, nel 1969, sottolinea che, con il movimento della croce, Dio in Cristo aveva riconciliato il mondo dentro di sé, dando così un’interpretazione più moderna.

Per la Chiesa Cattolica assieme alla relativa scena della crocefissione stanno a indicare i sacramenti ecclesiastici, come il Battesimo e l’Eucaristia, motivo che spiega perché spesso si trova sui ceri battesimali.

Il problema nasce quando si dà un’interpretazione che va al di là dell’aspetto puramente religioso. Soltanto il pensiero che Dio abbia lasciato morire Gesù soltanto per liberare l’umanità dai suoi peccati, tra dolori atroci e sevizie varie, fa venire i brividi.

Per questo motivo, il suo simbolismo continua ad alimentare polemiche, contraddizioni, ambiguità. Motivi più che validi per continuare ad esaminare con molta attenzione uno dei simboli più importanti del cristianesimo.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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