Massimiliano Mulas oggi e in una foto di 20 anni faMassimiliano Mulas oggi e in una foto di 20 anni fa

Dopo l’arresto per la violenza a Mestre, emergono nuovi episodi inquietanti

Si allarga l’ombra cupa intorno a Massimiliano Mulas, il 45enne arrestato lo scorso 10 aprile per aver violentato una bambina di 11 anni a Mestre, in provincia di Venezia. A distanza di poche settimane, nuove indagini condotte dalle Procure di Cuneo e Torino rivelano che quella drammatica aggressione potrebbe essere solo l’ultimo anello di una catena più lunga e inquietante.

l 45enne indagato anche per abusi a Savigliano e adescamento a Cervere

Originario della Germania, ma con radici italiane e residente da qualche tempo a Cervere, in provincia di Cuneo, Mulas è ora formalmente indagato anche per un secondo episodio di violenza sessuale su una minore, avvenuto pochi giorni prima dell’aggressione in Veneto. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 45enne avrebbe abusato di una bambina di dieci o undici anni a Savigliano, sempre nella provincia cuneese. Un atto predatorio, analogo per modalità e vittima, che – a detta delle autorità – presenta «evidenti similitudini» con il caso di Mestre.

All’epoca della violenza a Savigliano, non c’erano ancora prove solide per attribuire l’aggressione a Mulas. Tuttavia, dopo l’arresto di aprile e le conseguenti analisi incrociate, sono emersi nuovi elementi che hanno portato la Procura di Cuneo a richiedere una seconda misura cautelare, già convalidata dal giudice per le indagini preliminari.

Mulas è stato interrogato lunedì scorso, in collegamento video dal carcere dove è attualmente detenuto. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, scelta che aumenta i sospetti e alimenta l’urgenza investigativa di chiarire il quadro complessivo. Ma non è tutto.

La rete delle Procure lavora per ricostruire il passato oscuro dell’uomo

Un terzo fascicolo è infatti aperto presso la Procura distrettuale di Torino, competente per i reati più gravi e seriali. In questo caso, l’accusa è di adescamento di minore e i fatti risalgono allo scorso novembre, sempre a Cervere, dove Mulas abitava stabilmente. Era già stato identificato e denunciato per aver cercato di entrare in contatto con ragazzine nei pressi di una scuola media. Un comportamento allarmante, minimizzato all’epoca come episodio isolato, ma che oggi viene riesaminato con una lente completamente diversa.

L’inchiesta si sta allargando anche grazie all’incrocio di segnalazioni arrivate dopo la pubblicazione del primo arresto. Alcuni genitori hanno riferito alle autorità comportamenti sospetti dell’uomo nei parchi e nelle aree pubbliche frequentate da bambini. In particolare, avrebbe tentato più volte approcci ambigui, usando toni affabili per mascherare un’intenzione ben più grave.

Il profilo di Mulas si delinea ogni giorno più chiaramente: un uomo apparentemente tranquillo, ma in realtà capace di movimenti strategici, predatori, e soprattutto recidivi. Le autorità stanno ora esaminando anche i suoi dispositivi elettronici, per verificare l’eventuale presenza di materiale pedopornografico o chat compromettenti. Intanto, la sua posizione si aggrava e si parla già di un possibile procedimento unificato per abusi seriali, con aggravanti di premeditazione e minorata difesa.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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