Un crimine sconvolgente: la morte di Sueli Leal Barbosa
Un femminicidio che ha lasciato senza parole persino gli inquirenti. La morte di Sueli Leal Barbosa, 48 anni, avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 giugno a Milano, si configura come uno degli episodi più scioccanti degli ultimi anni. Michael Pereira, 45 anni, originario del Brasile, è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato e incendio doloso. A colpire Procura e investigatori sono state anche l’indifferenza e le “bugie” inanellate nei verbali da quell’uomo che, per le accuse, avrebbe costruito una terribile trappola di fuoco da cui la sua compagna ha cercato disperatamente di uscire viva, senza riuscirci.
Una trappola di fuoco costruita con crudeltà
Secondo quanto ricostruito dalla Procura, Pereira avrebbe deliberatamente chiuso la compagna in casa, appiccando il fuoco con sostanze acceleranti. Le urla della donna, affacciata dalla camera da letto, hanno svegliato i vicini, che hanno assistito impotenti alla tragedia. Sueli si è gettata dal quarto piano nel tentativo di salvarsi, morendo poco dopo in ospedale.
Un racconto incoerente e senza pentimento
Durante l’interrogatorio, Pereira non ha mostrato alcuna emozione. Le sue dichiarazioni sono state definite contraddittorie e infarcite di menzogne. Prima ha parlato di una caldaia difettosa, poi di candele accese, infine ha ammesso di aver gettato una sigaretta sul tappeto. Una versione smentita dagli elementi raccolti, inclusa la presenza di acceleranti.
Il 45enne, nato in Brasile e difeso dall’avvocato Anne Attard, non ha “manifestato alcuna forma di dolore o ancor meno resipiscenza” scrive la pm Maura Ripamonti. Ha aggiustato mano a mano “la sua versione” con “menzogne”: dall’orario “di uscita” dall’abitazione, “all’assenza di liti” con la donna, fino “alla presenza di cause alternative” per quel rogo.
‘Ho fumato una sigaretta e l’ho gettata sul tappeto per dispetto’
Quando gli è stata contestata quell’immagine che l’ha ripreso uscire dall’abitazione verso le 00:49, sei minuti prima che venisse lanciato il primo allarme per l’incendio devastante già in atto, Michael Pereira ha introdotto per la prima volta la versione di un litigio e della sigaretta gettata.
“Lei era arrabbiata con me perché voleva che la raggiungessi a letto anziché bere – ha detto – io mi sono innervosito, ho fumato una sigaretta e un istante prima di uscire l’ho gettata sul tappeto che era davanti al divano. Lei era maniaca della pulizia, volevo solo farle un dispetto, non pensavo che avrei provocato un incendio”. L’ammissione di un incendio colposo e un’improbabile tesi: le fiamme che si erano diffuse perché la donna usava alcol e ammoniaca per pulire.
Premeditazione e movente: le indagini continuano
La Procura ipotizza un movente legato a risentimenti personali. Testimoni riferiscono di un uomo violento, intenzionato a interrompere la relazione.
Le amiche di Sueli Leal Barbosa e la sorella della vittima hanno raccontato che lui “la voleva lasciare”. Nel frattempo, all’accusa di omicidio volontario aggravato dal rapporto di convivenza, già da ergastolo, potrebbe sommarsi, oltre all’aggravante in valutazione della crudeltà, quella della premeditazione. Resta da accertare quali “sostanze acceleranti” siano state usate e se avesse preparato quel piano terribile da tempo.
Il fermo potrebbe presto tramutarsi in un’accusa ancora più grave, aggravata dalla crudeltà e dalla premeditazione. Sabato 7 giugno la richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere arriverà al gip, che fisserà l’interrogatorio