Maria Denisa Paun Adas e Vasile FrumuzacheMaria Denisa Paun Adas e Vasile Frumuzache

Vasile Frumuzache ha confessato il duplice omicidio: ‘Non ho ucciso altre donne’

La provincia tranquilla, i ritmi lenti della campagna toscana e il volto rassicurante di un padre di famiglia: Vasile Frumuzache, 32 anni, guardia giurata, sembrava un cittadino come tanti. E invece, oggi, è il centro di una delle più oscure e inquietanti inchieste giudiziarie degli ultimi anni. Due donne morte, brutalmente uccise. Due confessioni rese davanti ai magistrati. Un sospetto che aleggia, denso e inquietante: che non siano solo due le vittime di quest’uomo originario della Romania.

‘Le ho uccise io. Ma non sono un serial killer

Sabato 7 giugno, nel carcere La Dogaia di Prato, Vasile Frumuzache compare davanti al gip Francesca Del Vecchio per l’udienza di convalida del fermo. Davanti al magistrato conferma quanto già ammesso: di aver ucciso Maria Denisa Paun, 30 anni, e Ana Maria Andrei, 27, entrambe connazionali e prostitute. “Sì, le ho uccise io,” avrebbe detto durante l’interrogatorio durato poco meno di un’ora. Eppure nega con forza il coinvolgimento in altri omicidi. “Non sono un serial killer.”

Ma le indagini dicono altro. E la realtà inizia a sgretolare la maschera del “padre affettuoso” che viveva con la moglie e i figli di 4 e 5 anni a Monsummano Terme, in provincia di Pistoia.


Due donne, due scenari di morte

Ana Maria Andrei fu la prima a sparire, l’estate scorsa. Il suo corpo venne ritrovato nei pressi di un casolare diroccato nella zona boschiva delle Panteraie, nel comune di Montecatini Terme. Un luogo isolato, lontano dagli occhi indiscreti. Più di recente, nella notte del 15 maggio, a sparire fu Maria Denisa Paun. Anche lei romena, anche lei lavorava come prostituta. Secondo la versione fornita da Frumuzache, l’omicidio sarebbe avvenuto dopo un rapporto sessuale consumato in una stanza di un residence a Prato. Ma lì, gli inquirenti non trovano alcuna traccia ematica. Nessuna prova materiale. Solo un buco narrativo.

E una menzogna sospettata.

Durante la perquisizione della casa del 32enne sono stati sequestrati quattro coltelli e due telefoni cellulari. Tra gli oggetti, anche un trolley, forse utilizzato per trasportare il corpo di Denisa. In quella stessa casa, ora evacuata, viveva la famiglia dell’uomo, trasferita in una struttura protetta dopo l’arresto.


Il dubbio che agita la Procura: e se ci fossero altre vittime?

Frumuzache sostiene di aver agito da solo. Ma la Procura di Prato, in collaborazione con quella di Pistoia, non gli crede del tutto. I magistrati stanno scavando nel passato dell’uomo: tabulati telefonici estesi fino a sette anni indietro, denunce di scomparsa, viaggi sospetti. E soprattutto, una parentesi di vita in Sicilia, dove Frumuzache ha abitato fino al 2022. Da lì emergono almeno cinque casi di donne scomparse su cui si sta indagando.

Un’indagine a raggiera che potrebbe presto allargarsi a tutta Italia.


Una violenza che si perpetua: l’aggressione in carcere

Pochi giorni dopo il suo arresto, Frumuzache è stato aggredito da un altro detenuto: un cugino di Ana Maria Andrei. L’uomo gli ha gettato olio bollente in faccia, causandogli ustioni di primo e secondo grado. È ora in isolamento, bendato, sotto stretta sorveglianza. “È molto provato psicologicamente,” afferma il suo avvocato d’ufficio, Diego Capano, “non è lucido, ha parlato solo della sua famiglia.”


Lavoratore modello e carnefice metodico

Colleghi e conoscenti lo descrivono come “insospettabile”, un uomo dedito al lavoro e alla famiglia. Ma i dettagli emersi durante le indagini mostrano un altro volto: calcolatore, freddo, capace di agire approfittando dell’assenza della moglie. In entrambi i casi, lei era lontana: in Campania per lavoro durante il primo omicidio, in Sicilia nel secondo.

Il sospetto è che i delitti non siano stati commessi in preda a un raptus, ma con una pianificazione precisa.


Il casolare delle Panteraie: il luogo dell’orrore

Il casolare abbandonato nel bosco delle Panteraie, dove è stato ritrovato il corpo di Ana Maria Andrei, potrebbe nascondere ancora altri indizi. O forse altri resti. La prossima settimana, i carabinieri eseguiranno nuovi sopralluoghi e verrà ripulita l’area da rovi e vegetazione. Una scena del crimine che potrebbe essere solo la punta dell’iceberg.


Il paradosso dell’uomo normale

Quella di Vasile Frumuzache è la storia di un uomo apparentemente qualunque. Ma come spesso accade nei casi più oscuri della cronaca nera, sotto la superficie si nasconde un abisso. Un uomo che in pubblico era la guardia giurata affabile, il papà dei bimbi, il marito devoto. In privato, forse un killer seriale metodico e impassibile.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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