Una sentenza tanto attesa quanto dolorosa. A quasi sette anni dalla tragedia che costò la vita a Sara Basso, 13 anni, risucchiata dal bocchettone di una piscina del Virgilio Grand Hotel di Sperlonga l’11 luglio 2018, il giudice monocratico del Tribunale di Latina Elena Nadile ha pronunciato una condanna esemplare.
Tre anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici
Mauro Di Martino, rappresentante legale della società che gestisce la struttura, e Francesco Saverio Emini, ex proprietario dell’hotel, sono stati condannati a tre anni di reclusione ciascuno. Entrambi sono stati ritenuti colpevoli della morte della giovane di Morolo (Frosinone), avvenuta durante una giornata di vacanza in famiglia. Oltre alla pena detentiva, il giudice ha disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e una provvisionale di 80mila euro per ogni parte civile.
Un verdetto che va oltre le richieste formulate in aula dal pubblico ministero Valerio De Luca, che aveva sollecitato due anni di condanna per i due imputati e l’assoluzione per il costruttore della piscina.
Chi era coinvolto e cosa è successo quel giorno?
Sara Basso si trovava in vacanza con la madre nel noto albergo di Sperlonga quando, durante un bagno in piscina, fu letteralmente risucchiata da un bocchettone posto sul fondo della vasca. Il dispositivo, secondo le ricostruzioni tecniche, presentava gravi carenze di sicurezza e non era conforme alle normative vigenti. La ragazza morì sotto gli occhi della madre e degli altri presenti.
L’inchiesta individuò tre figure coinvolte: Mauro Di Martino, Francesco Saverio Emini ed Ermanno Corpolongo, il costruttore della piscina realizzata nel 2004.
Perché è stato assolto il costruttore della piscina?
Ermanno Corpolongo, imprenditore di Itri, è stato assolto con formula piena. Già il pubblico ministero aveva chiesto per lui l’assoluzione, ritenendo non dimostrata la sua responsabilità penale a distanza di quattordici anni dalla realizzazione dell’impianto.
A sostegno dell’assoluzione hanno lavorato i legali della difesa, Vincenzo e Matteo Macari e Massimo Signore, che hanno puntato sulla prescrizione delle responsabilità tecniche e sulla mancanza di una correlazione diretta tra la costruzione iniziale e l’omessa manutenzione da parte della società che gestiva la struttura.
Le parole dei genitori: “Nessuno ci ridarà nostra figlia”
In aula erano presenti i genitori della giovane vittima, affiancati dagli avvocati Calogero Nobile e Maria Minotti del Foro di Frosinone. La sentenza è arrivata a due giorni dal settimo anniversario della morte di Sara, rendendo il momento ancora più carico di emozione e dolore.
«Indipendentemente dalla pena inflitta – hanno detto visibilmente commossi i genitori – nessuno ci restituirà nostra figlia. Ma ora almeno abbiamo una risposta dalla giustizia».
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni, come previsto dal codice di procedura penale.
Cosa succede adesso? Le conseguenze civili e penali
Oltre alla pena detentiva, la sentenza apre ora a una possibile azione risarcitoria in sede civile. La provvisionale di 80mila euro per ogni parte civile rappresenta solo un anticipo sulle somme che i condannati potrebbero dover corrispondere in via definitiva, una volta terminati i gradi di giudizio.
Resta da capire se gli imputati presenteranno ricorso in appello. I legali di Di Martino ed Emini non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma non è escluso che la difesa possa tentare di ribaltare la decisione nei prossimi mesi.