Mailyn Castro Monsalvo e Lorena VenierMailyn Castro Monsalvo e Lorena Venier

‘Non potevamo più attendere’: le dichiarazioni della suocera in aula

«La vita di Mailyn era in pericolo, non potevamo più attendere». Con queste parole, Lorena Venier, 61 anni, ha motivato la propria partecipazione all’omicidio del figlio Alessandro Venier, 35 anni, ucciso e fatto a pezzi nella villetta di famiglia a Gemona del Friuli (Udine).

Le dichiarazioni sono state rese durante l’udienza preliminare svoltasi nelle scorse ore davanti al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Udine, nell’ambito della convalida dell’arresto delle due donne coinvolte nel delitto.

Il legale della Venier, l’avvocato Giovanni De Nardo, ha ribadito che il movente va cercato «nelle dinamiche familiari, in una situazione di profondo legame tra Lorena e la nuora, oltre che con la nipote». Secondo la loro versione, la compagna Mailyn Castro Monsalvo, 30 anni, cittadina colombiana, sarebbe stata vittima di gravi violenze da parte di Alessandro Venier e temeva per la propria vita e quella della figlia.

Alessandro Venier doveva partire per la Colombia il giorno dopo con Maylin

C’è anche un altro dettaglio che probabilmente ha inciso drammaticamente sui rapporti tra la vittima e le congiunte. Venier sarebbe dovuto partire il 26 luglio (l’omicidio si è consumato il giorno prima) per la Colombia, portando con sé la compagna e la figlioletta nata a gennaio e aveva chiesto alla madre di accompagnarli in aeroporto. In Sud America aveva avviato in passato una piccola attività di ristorazione e dove aveva acquistato un terreno. Sia la madre che Maylin Castro Consalvo non condividevano questa scelta.


Una vita familiare segnata dalla violenza

Dalle indagini condotte dalla Procura di Udine emergerebbe un clima domestico esasperato da violenze e maltrattamenti. A conferma della ricostruzione degli inquirenti, è stata depositata una frase attribuita proprio a Mailyn: «L’unico modo per fermarlo è ucciderlo».

Questa dichiarazione, secondo gli inquirenti, dimostrerebbe un ruolo attivo e istigatore della 30enne, a cui è infatti contestato il reato di istigazione all’omicidio, oltre all’accusa di essere coautrice materiale del delitto. Per entrambe le donne sono state formulate accuse gravi: omicidio pluriaggravato dalla premeditazione, dal vincolo di parentela, dalla presenza di un minore, dall’occultamento e vilipendio di cadavere.

Durante l’udienza è emerso che la calce usata per coprire il cadavere era stata acquistata online prima dell’omicidio, un elemento che rafforza, secondo la Procura, l’ipotesi della premeditazione.


Custodia attenuata per la compagna, carcere per la suocera

Al termine dell’udienza, il GIP Mariarosa Persico ha convalidato l’arresto per entrambe, ma ha disposto una misura diversa per le due donne.

🔹 Mailyn Castro Monsalvo potrà lasciare il carcere e sarà affidata a una struttura protetta a Venezia. La decisione è legata alla presenza della figlia di sei mesi, avuta da Alessandro Venier, e si basa sulla nuova legge entrata in vigore ad aprile che consente la custodia attenuata per madri con prole minore di un anno.

🔹 Lorena Venier, invece, rimane detenuta nel carcere di Trieste, come disposto dalla misura cautelare in carcere chiesta dalla Procura. Il suo difensore aveva chiesto i domiciliari, sottolineando che la donna ha confessato tutto nei dettagli e che non esiste pericolo di fuga, visto che entrambe non hanno mai tentato di darsi alla macchia, nemmeno dopo il delitto avvenuto il 25 luglio, e che furono loro stesse a contattare le forze dell’ordine.


La bambina mai coinvolta nelle violenze

Secondo quanto trapelato dagli atti, la neonata non avrebbe mai subito direttamente violenze, pur avendo vissuto in un ambiente domestico descritto come fortemente instabile.

Il contesto familiare sarà ora oggetto di ulteriori approfondimenti da parte degli inquirenti, così come il profilo psicologico delle due imputate e la ricostruzione puntuale della dinamica del delitto.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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