L’estate dei lidi deserti
Nel cuore dell’estate 2025, un fenomeno allarmante sta scuotendo le coste italiane: le spiagge sono piene solo nei weekend, mentre nei giorni feriali ombrelloni chiusi e lettini vuoti dipingono uno scenario desolante. I numeri parlano chiaro: il calo medio di presenze nei lidi si attesta tra il 20 e il 30%, secondo quanto denunciato dagli operatori del settore. Un dato che pesa enormemente sui bilanci stagionali degli stabilimenti, già messi a dura prova negli ultimi anni.
I motivi del crollo: caro-ombrellone o crisi economica?
Secondo le associazioni dei consumatori, la responsabilità principale va attribuita al caro-ombrellone. Prezzi troppo alti, servizi poco accessibili e rincari che spingono sempre più italiani a preferire le spiagge libere. Alessandro Gassmann ha commentato sui social: “Forse avete un po’ esagerato con i prezzi?”. Anche Salvo Sottile ha sollevato la questione.
Tuttavia, i gestori degli stabilimenti balneari respingono le accuse. Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, punta il dito sulla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e sul rallentamento del turismo straniero, influenzato da instabilità economica e geopolitica internazionale. “Abbiamo chiesto ai nostri associati di non aumentare le tariffe”, precisa Licordari.
Le cifre della crisi
Fiba Confesercenti parla di un calo tra il 25 e il 30% delle presenze tra giugno e luglio. Secondo il SIB (Sindacato Italiano Balneari), luglio ha visto un crollo delle presenze fino al 25% in alcune regioni come Calabria ed Emilia Romagna. E mentre gli italiani disertano, aumenta la quota di turisti stranieri, ma non abbastanza da colmare il vuoto.
I rincari nel mirino delle associazioni
Codacons e Assoutenti non hanno dubbi: il mare è diventato un salasso. Si citano casi come la tenda imperiale del Twiga da 1.500 euro al giorno o la zona exclusive del Cinque Vele Beach Club di Pescoluse che per il 16 agosto costa 940 euro. Secondo l’Unione Consumatori, solo a luglio i prezzi di stabilimenti, piscine e palestre sono aumentati del 3,7%.
La replica dei gestori e la posizione del governo
Maurizio Rustignoli (Fiba) sottolinea che gli aumenti reali sono tra il 4 e il 5% e che i costi standard sono tra i 18 e i 30 euro al giorno per ombrellone e due lettini. Daniela Santanchè, ministra del Turismo, parla di allarmismo: “L’estate non è solo mare. Il turismo cambia, e sempre più italiani scelgono mesi di spalla come maggio o settembre”.
Santanchè difende i numeri positivi rilevati dalle agenzie online: giugno ha registrato una saturazione del 48% e luglio oltre il 43%, con tariffe medie inferiori a quelle di Spagna e Grecia.
Il vero nodo: l’incertezza normativa
Oltre al caro-prezzi e alla congiuntura economica, il comparto balneare italiano soffre di una profonda incertezza normativa. La questione delle concessioni, minacciate dalle direttive europee, è ancora aperta. Gli imprenditori lamentano di essere costretti a investire senza conoscere il proprio futuro, bloccando di fatto ogni strategia di rilancio.
Quale futuro per l’estate italiana?
L’estate 2025 potrebbe essere ricordata come l’anno della crisi del turismo balneare. Tra caro-vita, mutamento delle abitudini turistiche, instabilità internazionale e mancanza di una visione politica chiara, il settore rischia di perdere appeal. Senza interventi strutturali, il rischio è che le nostre spiagge restino belle… ma sempre più vuote.