L’attore ironizza sul look del rapper e viene travolto dalle critiche
Un post, una domanda apparentemente semplice, una foto e un tono ironico. Eppure tanto è bastato ad Alessandro Gassmann per finire al centro di una polemica social che ha acceso gli animi e acceso il dibattito su libertà d’espressione, estetica e ruolo dei personaggi pubblici.
Sulla piattaforma Threads, l’attore ha condiviso un’immagine di Tony Effe — icona trap italiana, noto per uno stile provocatorio — commentando: “Mi spiegate cosa è successo? Attraverso quale procedimento si è arrivati a questo? Solo risposte tecniche”. In foto, il rapper indossa una t-shirt rossa con maniche a palloncino, pantaloni over a vita bassa, scarponcini glitterati e accessori di lusso.
Una battuta che voleva probabilmente essere leggera, ma che è stata letta da molti come giudicante. La replica del popolo del web è stata immediata e impietosa.
Reazioni divise: “Sei progressista a giorni alterni?”
Sotto al post, decine di utenti si sono scagliati contro Gassmann. “Ma non difendevi tutte le libertà?”, “Ognuno si veste come vuole”, “Ti indigni per un look mentre partecipi al Pride?”. Il tono delle risposte varia dal deluso all’accusatorio, mettendo in discussione la coerenza tra impegno sociale e giudizi estetici.
Alcuni utenti hanno persino evocato il tema dell’omofobia: “Fai l’attivista del Gay Pride e poi critichi un outfit?”. In pochi hanno colto lo spirito ironico e la distanza tra il giudizio sul gusto personale e il rispetto della libertà individuale.
Difese e interpretazioni: “Non è omofobia, è questione di gusto”
Non tutti però hanno condannato il post dell’attore. Alcuni lo hanno difeso, sottolineando come la critica fosse rivolta non all’identità, ma all’eccesso ostentato e alla deriva estetica della cultura pop. “Non si parlava di omosessualità, ma di cattivo gusto”, scrive un follower.
Un altro utente propone una chiave di lettura più profonda: “Si è arrivati a questo quando il potere ha sostituito cultura e ideologia con miti falsi, promuovendo il nulla dietro l’esibizione”. Una riflessione che riporta la discussione su un piano culturale e sociale più ampio.
La risposta di Gassmann: “Mi assumo la responsabilità delle parole”
Di fronte al clamore, Gassmann è intervenuto nuovamente con toni pacati ma lucidi, pubblicando su Instagram un messaggio riflessivo:
“Scrivo qualcosa su questo social e scopro che ha avuto più visibilità di un articolo del giornale più letto nel Paese. Questo mi fa riflettere sulla responsabilità che un personaggio pubblico ha quando si esprime. Prometto che rifletterò di più prima di scrivere”.
Parole che non suonano come una resa, ma come un invito a considerare con più attenzione l’impatto delle parole nello spazio pubblico.
Look, lusso e provocazione: il linguaggio della trap è davvero compreso?
Al di là della singola polemica, il caso Gassmann–Tony Effe riporta al centro una questione culturale: il linguaggio visivo della musica trap, fatto di esibizione, codici stilistici estremi e provocazione, viene spesso frainteso o ridicolizzato da chi è estraneo a quel mondo.
L’estetica hip hop, oggi evoluta nella variante trap italiana, fa del look un’estensione della personalità, una dichiarazione d’indipendenza, un simbolo di riscatto. È un linguaggio che ha radici, riferimenti e regole proprie. Ma non sempre il dialogo fra generazioni e culture riesce a cogliere queste sfumature.