Emanuele Ragnedda e Cinzia PinnaEmanuele Ragnedda e Cinzia Pinna

La svolta dopo due settimane di indagini

Ha partecipato ad una festa di famiglia poche ore dopo l’omicidio di Cinzia Pinna, 33enne di Castelsardo scomparsa la notte tra l’11 e il 12 settembre e ritrovata senza vita dopo giorni di ricerche. Emanuele Ragnedda, 41 anni, imprenditore vitivinicolo di Arzachena, ha ammesso di averla uccisa con un colpo di pistola nella sua tenuta di Conca Entosa, nelle campagne di Palau.

Il racconto è emerso dopo quattro ore di interrogatorio davanti al procuratore di Tempio, Gregorio Capasso. «Ha rivelato tutto», ha spiegato il legale, Luca Montella. Restano però da chiarire i contorni del delitto e soprattutto il movente.


L’arrivo alla festa di famiglia dopo il delitto

Particolari inquietanti emergono dalle indagini. Secondo la ricostruzione, Ragnedda avrebbe ucciso Cinzia Pinna e, poche ore dopo, si sarebbe recato ad Arzachena per festeggiare il sessantesimo compleanno della madre.

All’evento, che si è svolto al ristorante Vecchio Mulino davanti a 150 invitati, l’imprenditore sarebbe arrivato in elicottero, apparendo sorridente e rilassato, per poi ripartire come se nulla fosse accaduto.


Il profilo dell’imprenditore

Single, appassionato frequentatore della movida della Costa Smeralda, Ragnedda era già noto per la produzione di vini di pregio. Il suo vermentino “Disco Volante” annata 2021, venduto a un prezzo record tra i 1.400 e i 1.800 euro a bottiglia, aveva attirato l’attenzione a Vinitaly, generando polemiche ma anche successo commerciale.

«È meglio di certi Borgogna celebrati», replicava lui con tono sprezzante alle critiche sul prezzo. Delle mille bottiglie prodotte, il mercato aveva dato ragione al viticoltore.


Le prove raccolte e il giallo sul movente

Nella tenuta di Palau, i carabinieri del Ris di Cagliari hanno sequestrato diversi reperti: tracce di sangue e polvere bianca, che verranno sottoposte a esame tossicologico per stabilire se si tratti di cocaina.

La dinamica, ricostruita attraverso testimonianze e telecamere di videosorveglianza, parla di un incontro notturno a Palau: la vittima, in condizioni psicofisiche precarie, sarebbe salita in auto con Ragnedda. Poche ore dopo, la sua scomparsa.

Al momento l’ipotesi più accreditata è quella di un litigio degenerato in tragedia dopo un rifiuto della ragazza a un approccio sessuale. Ragnedda l’avrebbe uccisa sul divano di casa, occultandone poi il corpo.


L’ombra del falso complice, 26enne scagionato

Nei giorni scorsi, l’inchiesta aveva coinvolto anche un 26enne lombardo, giardiniere, indicato dallo stesso Ragnedda come presunto complice nell’occultamento del cadavere.

Il giovane, interrogato a lungo e sottoposto a sequestro di auto e cellulare, aveva sempre negato ogni coinvolgimento. La sua posizione si è chiarita quando l’imprenditore ha ritrattato, confessando le proprie responsabilità. Il giovane è stato scagionato.


Le accuse e il futuro giudiziario

Ragnedda ha passato la prima notte nel carcere di Nuchis, con l’accusa di omicidio volontario aggravato dall’uso di arma da fuoco e occultamento di cadavere. L’udienza di convalida è prevista a breve, mentre la famiglia di Cinzia Pinna si prepara al doloroso riconoscimento ufficiale della salma.

Il caso ha scosso profondamente la Gallura, intrecciando mondanità e tragedia, lusso e sangue, lasciando dietro di sé una domanda che pesa come un macigno: perché?

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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