Chi era Domenico “Mimì” Manzo e cosa è accaduto la sera della scomparsa?
Domenico Manzo, detto “Mimì”, è scomparso l’8 gennaio 2021 da Prata Principato Ultra, in provincia di Avellino. Aveva 69 anni e da allora non è mai stato ritrovato. Le tracce dell’uomo si sono perse intorno alle 22:10, nei pressi della stazione ferroviaria dismessa e della basilica dell’Annunziata.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Mimì aveva abbandonato l’abitazione di famiglia, dove si stava festeggiando il compleanno della figlia Romina, dopo un acceso litigio. L’uomo, infatti, avrebbe notato la presenza di sostanze stupefacenti durante la festa, circostanza che avrebbe innescato la discussione. Da quel momento, di lui non si è più saputo nulla.
Perché la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio?
Dopo tre anni di indagini, la Procura di Avellino – con il procuratore Domenico Airoma e il sostituto Chiara Guerriero – ha chiesto il rinvio a giudizio per tre persone:
- Romina Manzo, figlia dello scomparso;
- Loredana Scannelli;
- Alfonso Russo.
La richiesta si basa sugli esiti delle indagini condotte dai Carabinieri della sezione operativa di Avellino, che hanno portato alla luce una serie di incongruenze nelle dichiarazioni e contatti sospetti tra gli indagati proprio nelle ore cruciali della scomparsa.
Quali sono le accuse contro gli indagati?
Le accuse contestate sono gravi e differenziate:
- Romina Manzo è accusata di favoreggiamento personale. Secondo gli atti, la giovane avrebbe reso dichiarazioni mendaci per ostacolare le indagini, fornendo versioni contrastanti sugli eventi della notte in cui il padre scomparve. I tabulati telefonici hanno inoltre evidenziato contatti con gli altri due indagati, Scannelli e Russo, proprio quella sera.
- Loredana Scannelli e Alfonso Russo sono invece accusati di sequestro di persona in concorso. Gli inquirenti ipotizzano che i due abbiano privato Mimì Manzo della libertà personale in circostanze ancora da chiarire.
Quando si terrà l’udienza preliminare?
L’udienza preliminare è stata fissata per il 17 dicembre 2025 davanti al giudice Antonio Sicuranza, Gup del Tribunale di Avellino. In quell’occasione verrà deciso se gli imputati dovranno affrontare il processo o se la vicenda prenderà una direzione diversa.
Cosa dicono i familiari di Mimì Manzo?
La famiglia di Mimì Manzo è devastata da quattro anni di attesa e dolore. La sorella Mena ha espresso pubblicamente la sua disperazione, arrivando a pronunciare parole forti davanti ai giornalisti:
«Siamo anche accusati di cercare ancora nostro fratello. Il processo si deve fare. Mi metto davanti al tribunale di Avellino con una latta di benzina e mi do fuoco. Gli inquirenti devono vedere quello che devono fare».
Mena, pur dichiarando fiducia nella giustizia, ha ribadito il suo pensiero sulla sorte del fratello:
«Per me a mio fratello l’hanno ammazzato. Sono degli assassini, devono pagare».
La donna non ha escluso il coinvolgimento di più persone, “ragazzi ma anche adulti che conoscevano Mimì”.
Anche riguardo alla nipote Romina, Mena ha detto parole nette:
«Se Romina c’entra qualcosa, pagherà anche lei. Non abbiamo paura del processo, ma passo sui carboni ardenti che lei è innocente».
Il fratello di Romina, invece, ha sottolineato che la giovane è sconvolta per le accuse, ribadendo la sua convinzione: «Mia sorella è scioccata, non c’entra nulla. È stata tirata in ballo dalle cattive amicizie».
Quali sono gli scenari possibili?
Il caso di Mimì Manzo resta avvolto nel mistero. L’ipotesi principale della Procura è quella di un sequestro di persona, ma la verità sulla sorte dell’uomo rimane oscura.
Se il giudice dovesse accogliere la richiesta di rinvio a giudizio, il processo potrebbe finalmente fornire risposte dopo anni di silenzio e di indagini senza esito definitivo. Ma al tempo stesso, l’ombra di divisioni familiari e sospetti incrociati rende la vicenda ancora più dolorosa per i Manzo.
Una comunità in attesa di verità
A Prata Principato Ultra, la scomparsa di Mimì Manzo è una ferita aperta. In paese, il ricordo dell’uomo resta vivo e la comunità guarda con attenzione agli sviluppi giudiziari.
Il prossimo 17 dicembre potrebbe essere una data decisiva: la speranza è che, attraverso il processo, si possa finalmente fare luce su quanto accaduto e restituire verità e giustizia a una famiglia spezzata dal dolore.