Dolores Dori è stata scaricata davanti all'ospedale di DesenzanoDolores Dori è stata scaricata davanti all'ospedale di Desenzano

Chi era Dolores Dori e cosa è successo davanti all’ospedale di Desenzano

Una tragedia avvenuta in pochi minuti, con dinamiche ancora da chiarire. Nella serata di giovedì 2 ottobre, intorno alle 19:00, una donna ferita è stata scaricata davanti al pronto soccorso di Desenzano del Garda, nel Bresciano. Si trattava di Dolores Dori, 44 anni, originaria di Vicenza e madre di tre figli.
La donna presentava tre ferite da arma da fuoco all’addome.

Chi l’ha accompagnata in auto non ha aspettato l’intervento dei sanitari: l’ha lasciata agonizzante e si è dileguato. I medici hanno tentato disperatamente di salvarla, sottoponendola a un intervento chirurgico d’urgenza, ma le lesioni erano troppo gravi. Dolores è morta poche ore dopo.

Dove si concentrano le indagini?

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Francesca Sussarellu e condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Brescia, si concentrano su un campo nomadi a Lonato del Garda, a pochi chilometri dal luogo dell’abbandono.

Secondo le prime ricostruzioni, l’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una lite in famiglia degenerata nel sangue. Un dettaglio drammatico: uno dei tre figli della donna, un ragazzo di 16 anni, avrebbe assistito alla discussione e agli spari.

Perché la sua famiglia è al centro dell’inchiesta?

Il nome di Dolores Dori era già noto alle forze dell’ordine: la donna aveva precedenti per piccoli furti e truffe, spesso ai danni di anziani. Tuttavia, il suo passato giudiziario non basta a spiegare la ferocia dell’omicidio.

Gli inquirenti puntano lo sguardo soprattutto sulla sua famiglia. Dolores era la sorella di un collaboratore di giustizia inserito in un programma di protezione in Toscana. L’uomo, detenuto fino a pochi mesi fa nel carcere di Prato, aveva deciso di collaborare con i magistrati raccontando episodi di corruzione e traffici illeciti tra le mura del penitenziario.

Cosa aveva rivelato il fratello collaboratore di giustizia

Le sue dichiarazioni hanno aperto un vaso di Pandora: dalle sue testimonianze sono emerse prove di traffici di droga, corruzione e favori illeciti all’interno del carcere, coinvolgendo anche diversi agenti della polizia penitenziaria.

Il suo contributo ha portato, nel giugno scorso, a un maxi blitz con oltre 300 uomini tra carabinieri, poliziotti e Guardia di Finanza. L’operazione ha scoperchiato un sistema radicato e ha reso il fratello di Dolores un testimone scomodo. Gli investigatori non escludono che questo legame familiare possa aver inciso sul destino della donna.

Al vaglio le telecamere di videosorveglianza

Gli inquirenti stanno passando al setaccio i filmati delle telecamere di sorveglianza sia lungo le strade percorse dall’auto che ha scaricato Dolores, sia nei pressi dell’ospedale. L’obiettivo è identificare chi l’ha accompagnata e ricostruire l’ultimo tragitto della donna.
Al momento non ci sono indagati ufficiali, ma la pista familiare resta la più concreta.

L’ipotesi della lite familiare

La conferma della lite sarebbe arrivata da testimonianze e primi riscontri investigativi. All’interno del campo nomadi di Lonato del Garda sarebbe scoppiata una violenta discussione in cui Dolores è stata colpita da almeno tre colpi di pistola.
Il figlio sedicenne avrebbe assistito alla scena, ma il suo racconto è ancora al vaglio degli inquirenti. Per lui, inevitabilmente, si profila una situazione psicologica delicatissima.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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