Marco Veronese ucciso a CollegnoMarco Veronese ucciso a Collegno

L’agguato in strada: “Urlava e cercava di salvarsi”

La vittima è stata colpita in strada, all’incrocio tra corso Francia e via Sabotino, a confine tra Torino e Collegno. Marco viveva non lontano da lì, a casa dei genitori dopo una recente separazione. Intorno all’1.30 la corsa disperata: cerca di raggiungere il portone, la salvezza. Ma non ce la fa.

Una donna affacciata al balcone vede tutto:

“Ho sentito urla forti, ‘bastardo, cosa fai?’ – racconta la testimone – Mi sono affacciata e ho visto un uomo col cappuccio che ne inseguiva un altro. Quello scappava, correva. Poi è stato raggiunto e colpito più volte.”


Un’esecuzione a sangue freddo

Secondo i primi rilievi, Marco Veronese è stato colpito almeno tredici volte con un coltello: colpi alla schiena, al torace, al busto, segni di una furia personale ma lucida. Chi ha ucciso, sapeva cosa stava facendo.

La testimone continua:

“Il killer aveva una giacca blu tecnica, cappuccio alzato. Non ha mai detto una parola. Freddo, glaciale. Ha colpito mentre l’altro era a terra, come se nulla lo toccasse.”

Poi la fuga, direzione corso Francia. Una manciata di secondi e il killer è sparito nel nulla.


L’arrivo dei soccorsi: inutili i tentativi di rianimarlo

Sul posto sono arrivati i carabinieri di Rivoli, Collegno e del Nucleo Investigativo di Torino, oltre al 118. Marco era agonizzante, riverso a terra in una pozza di sangue. I sanitari di Azienda Zero hanno tentato per oltre mezz’ora di rianimarlo. Inutile. Il suo cuore ha smesso di battere lì, in strada, sotto la pioggia di sirene blu e disperazione.


Chi era Marco Veronese

Piccolo imprenditore serio e rispettato, Marco Veronese era titolare di una ditta di videosorveglianza e sistemi d’allarme. Nessun precedente penale. Nessuna ombra evidente. Chi lo conosceva parla di lui come di “un ragazzo tranquillo, un lavoratore”.

“Una persona d’oro – racconta il tabaccaio della zona – ci aveva montato le telecamere, era più un amico che un cliente.”

Aveva due nipotini che amava. Frequentava poco la movida, niente vizi, niente giri strani – almeno in apparenza.


Gli investigatori: “È un omicidio mirato”

Gli inquirenti non hanno dubbi: non è una rapina. Non è un “fatto di strada”. È un omicidio mirato, forse preparato, forse annunciato. Si scava ovunque: vita privata, lavoro, amicizie, eventuali conflitti.

Indaga il sostituto procuratore Mario Bendoni. I carabinieri hanno acquisito tutte le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona. Quei video potrebbero essere decisivi per dare un volto al killer incappucciato.


Le ipotesi: vendetta, affari, vita privata

Ogni ipotesi è aperta:

  • Vendetta personale? Furia così violenta potrebbe essere legata all’emotività.
  • Affari nel mondo della sicurezza? Appalti controversi o persone sbagliate?
  • Relazioni private? Gelosie, rancori, conti in sospeso?

Gli investigatori non escludono nulla. E mentre si analizzano tabulati telefonici, spostamenti e conoscenze della vittima, una domanda inquietante resta sospesa nell’aria di Collegno: chi voleva così tanto la morte di Marco?


Una città sconvolta, una caccia all’uomo aperta

Collegno si risveglia con l’eco di un delitto feroce mai visto negli ultimi anni. La paura corre in strada, tra i condomini di zona, tra chi ha sentito quelle urla nella notte e ora non trova pace. Le telecamere porteranno il suo volto. Ma la vera domanda è: perché Marco Veronese è stato ucciso? Indagini in corso.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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