Il rito della trasparenza: redditi pubblicati, polemiche assicurate
Ogni anno, tra i corridoi di Montecitorio e Palazzo Madama, arriva un momento che molti politici vivono con fastidio silenzioso: la pubblicazione delle dichiarazioni patrimoniali. È legge, è trasparenza. Ma è anche uno specchio capace di restituire differenze abissali, lontane anni luce dalla vita quotidiana degli italiani.
Nel 2025 la fotografia è netta: chi ha ruoli tecnici spesso guadagna meno di chi vive di professione forense o consulenze private. E dentro la stessa maggioranza, emergono contrasti che alimentano domande e perplessità.
Giulia Bongiorno al vertice: oltre 3 milioni di euro dichiarati
In cima alla classifica provvisoria c’è lei, l’avvocata penalista e presidente della Commissione Giustizia del Senato: Giulia Bongiorno. Il suo reddito supera i 3 milioni di euro. Nessun incarico esterno, solo l’esercizio della professione legale. Un guadagno che fa rumore, soprattutto perché affiancato al suo ruolo di legislatrice.
Subito dopo compare Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia, con oltre 2 milioni di euro. Numeri che fanno riflettere: chi scrive le leggi, spesso, è tra chi può permettersi di più.
Giorgia Meloni: reddito dimezzato e una casa in più
Poi c’è la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Se nel 2024 aveva dichiarato circa 460mila euro, oggi la cifra si abbassa drasticamente: 180.031 euro. A fronte di questo calo, compare una voce nuova: l’acquisto “definitivo” di una casa, dichiarata come prima abitazione.
Una scelta personale, ma anche politica: mostra una premier che investe in stabilità, pur dichiarando meno. Un gesto che si presta a due letture: sacrificio o strategia fiscale?

Case, mutui e stipendi: il mosaico degli altri parlamentari
Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia, dichiara poco sotto i 100mila euro e acquista una casa a Bologna.
Antonio De Poli, segretario Udc, segnala un immobile a Padova, con un reddito di circa 146mila euro.
Tra i leader di partito: Carlo Calenda si ferma a 122mila euro, Angelo Bonelli intorno ai 100mila. Elly Schlein e Nicola Fratoianni viaggiano sotto la soglia dei 100mila euro, rispettivamente 98.471 e 99mila.
Molti big però non hanno ancora consegnato i documenti: tra loro Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Una mancanza formale che alimenta sospetti e domande.
Ministri tecnici, stipendi politici e discrepanze
Chi non siede in Parlamento ma gestisce ministeri dichiara cifre più vicine alla “norma”. La ministra Alessandra Locatelli si ferma a circa 100mila euro, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a 96mila. Il titolare della Salute, Orazio Schillaci, circa 102mila.
Cifre che appaiono modeste se confrontate con Bongiorno o Tremonti, ma che restano quasi quadruple rispetto allo stipendio medio italiano.
Intanto, Giancarlo Giorgetti al Ministero dell’Economia dichiara circa 99mila euro. Carlo Nordio sfiora i 260mila. Una forbice che rispecchia ruoli, ma anche storie professionali e privilegi pre-politici.
Oltre i numeri: il tema vero è la distanza
Le cifre non raccontano solo conti in banca, ma la distanza crescente tra istituzioni e cittadini. C’è chi vive ancora nel mito del “politico privilegiato” e chi ricorda che un ministro guadagna meno di molti dirigenti privati. La verità, come sempre, è nelle pieghe: c’è chi vive per la politica e chi usa la politica come vetrina.
In un Paese dove lo stipendio medio non supera i 25mila euro l’anno, leggere di 3 milioni o anche solo 180mila fa rumore. È legittimo. È umano.

