L’allarme dal carcere: “Alessia Pifferi si sta lasciando andare”
“Alessia Pifferi si sta lasciando andare”. È la frase che ha gelato lo studio e il pubblico de La vita in diretta nella puntata di venerdì 7 novembre. A pronunciarla è stata l’avvocata Alessia Pontenani, legale della donna condannata a 24 anni per la morte della figlia Diana, trovata senza vita nel luglio 2022 dopo essere rimasta sola in casa per sei giorni.
Secondo quanto riferito dall’avvocata, Pifferi avrebbe manifestato intenzioni suicidarie nel carcere di Bergamo, dove è tornata dopo la sentenza d’appello che ha ridotto la pena dall’ergastolo a 24 anni. “Domani mattina andrò personalmente a Bergamo per verificare questa cosa”, ha dichiarato Pontenani in diretta. “Mi è stato riferito che ha detto alla compagna di cella di non voler più vivere. È una situazione molto preoccupante, vista l’alto numero di suicidi nelle carceri italiane”.
Minacce e insulti dopo la sentenza
L’avvocata ha raccontato di aver inviato una PEC urgente alla direzione del carcere di Bergamo, ma di non aver ancora ricevuto risposta. “Mi auguro che si sia ripresa — ha aggiunto —. Continua a dire che lei non voleva farlo e non capisce perché dicono che ha ucciso la figlia. Ma io, come le ho detto chiaramente, la bambina l’ha uccisa”.
Pontenani ha inoltre denunciato di essere bersaglio di mail, minacce e insulti, anche attraverso una PEC indirizzata al presidente della Corte d’Assise. “So che può far piacere a molti che lei stia male — ha detto amaramente — ma è inaccettabile: serve una figura competente che la segua psicologicamente. Ha bisogno di sostegno”.
Il dramma familiare e la voce della sorella Viviana
La sentenza che ha cancellato l’ergastolo e riconosciuto le attenuanti generiche ha lasciato un segno profondo anche nella famiglia Pifferi. La sorella di Alessia, Viviana Pifferi, ha espresso parole dure ai microfoni de La vita in diretta:
“Mi farebbe male vederla libera, con la possibilità di avere un figlio. Non c’erano scusanti, ma sono state prese in considerazione. Dalla sua bocca non è mai uscito un vero pentimento, se non quando serviva davanti alla Corte d’Appello.”
Un dolore che resta aperto, aggravato dal clamore mediatico di un processo che ha diviso l’opinione pubblica e riacceso il dibattito sull’equilibrio tra giustizia, empatia e riabilitazione.
La replica del legale: “La pena deve essere rieducativa”
Immediata la replica del legale di Pifferi, che ha voluto riportare il discorso su un piano giuridico:
“Dubito che, quando uscirà, potrà avere figli. Ma siamo in uno Stato dove non esiste la pena di morte. Le frasi che ho sentito sono terribili. Il nostro codice prevede che la pena sia rieducativa. Mi auguro che tra 24 anni Alessia possa rifarsi una vita.”
Un richiamo al principio costituzionale della funzione rieducativa della pena, troppo spesso dimenticato di fronte a casi che scuotono la sensibilità collettiva.
Il “processo bis” e l’ombra delle accuse ai professionisti
Parallelamente, il caso Pifferi continua a produrre scosse giudiziarie. Nelle stesse ore, a Milano, si è infatti tenuto il processo bis — definito “Pifferi 2” — che coinvolge la stessa avvocata Pontenani, tre psicologhe e lo psichiatra Marco Garbarini, consulente tecnico della difesa nel processo principale.
Secondo l’accusa, coordinata dal pm Francesco De Tommasi, i professionisti avrebbero “manipolato” la perizia psichiatrica al fine di far riconoscere ad Alessia Pifferi un vizio parziale di mente, tesi poi non accolta in appello. Si ipotizzano reati di falso e favoreggiamento.
L’avvocato Corrado Limentani, difensore di Pontenani e Garbarini, ha parlato di “accusa infondata e pericolosa”.
“La cosa più grave è l’instaurazione di un procedimento parallelo, fondato sul nulla, che ha condizionato inevitabilmente il processo principale. Sono stati messi sotto controllo telefoni, piazzate cimici in carcere: tutto questo ha alterato la serenità del dibattimento.”
Il legale ha ricordato che nessun elemento doloso è emerso a carico dei professionisti coinvolti. “Pontenani ha dovuto affrontare l’appello con una richiesta di 4 anni sulle spalle, mentre Garbarini è stato costretto a rinunciare al suo ruolo di consulente”, ha spiegato.
La prossima udienza davanti al gup Roberto Crepaldi è fissata per il 1° dicembre, quando saranno ascoltate le repliche delle parti e pronunciata la sentenza.

