Caso Garlasco, le nuove analisi del perito: solo impronte di Chiara Poggi
Nuovi sviluppi sul caso Garlasco, il delitto che dal 2007 continua a suscitare attenzione e interrogativi.
Secondo gli esiti delle ultime analisi condotte da Giovanni Di Censo, il perito nominato dal Gip nell’ambito dell’incidente probatorio sull’inchiesta che coinvolge Andrea Sempio, le impronte digitali repertate nella villetta di via Pascoli non aggiungono elementi nuovi rispetto alle ricostruzioni degli inquirenti di 18 anni fa.
Le analisi hanno confermato che le impronte trovate sul sacchetto dei cereali e sulla busta della spazzatura appartengono esclusivamente a Chiara Poggi, la giovane vittima dell’omicidio avvenuto il 13 agosto 2007.
Le tracce sui reperti: nessuna impronta di Stasi o Sempio
In particolare, gli accertamenti tecnici hanno individuato sei impronte della ventiseienne:
- quattro (del pollice e del medio) sulla confezione di cellophane dei cereali,
- due sulla busta blu dei rifiuti.
Tutte risultano attribuibili a Chiara Poggi.
Nessuna traccia, invece, riconducibile né ad Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per l’omicidio, né ad Andrea Sempio, attualmente indagato in un nuovo filone di indagine.
Le impronte sulla porta: chiarimento del perito
Il perito Di Censo ha inoltre rilevato due impronte sulla porta della villetta di via Pascoli:
- una sul lato esterno, appartenente a un carabiniere intervenuto la mattina del delitto;
- l’altra, inizialmente segnalata sulla porta d’ingresso, è stata poi rettificata e si trova sull’esterno della porta del garage, attribuita al dito medio di Marco Poggi, fratello di Chiara.
Viene dunque confermato che nessuna delle impronte repertate appartiene a Stasi o Sempio.
Il nuovo filone d’inchiesta e le indagini su Brescia
Parallelamente all’incidente probatorio sulle impronte, prosegue a Brescia l’inchiesta che vede coinvolti, tra gli altri, l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti e Giuseppe Sempio, padre di Andrea.
L’ipotesi contestata è quella di corruzione in atti giudiziari, con riferimento a presunti versamenti di denaro avvenuti durante le fasi giudiziarie del caso.
Secondo quanto ricostruito dai pubblici ministeri, un appunto manoscritto riporterebbe la frase “Venditti gip archivia X 20.30 euro”, interpretata come possibile riferimento a un pagamento illecito per ottenere l’archiviazione.
Accusa che Giuseppe Sempio ha respinto con forza, chiarendo che quella nota si riferiva probabilmente a spese legali sostenute all’epoca dal pool difensivo composto dagli avvocati Massimo Lovati, Simone Grassi e Federico Soldani.
Il lungo eco del caso Poggi: 18 anni di indagini e nuovi dubbi
A 18 anni dal delitto di Chiara Poggi, la cui morte scosse l’Italia intera, il caso continua a essere al centro di accertamenti tecnici e giudiziari.
Il nuovo incidente probatorio non ha, al momento, modificato le conclusioni principali: nessuna nuova impronta riconducibile a Stasi o Sempio, e solo conferme sulle tracce appartenenti alla vittima.
La famiglia Poggi attende con discrezione che la giustizia faccia il suo corso, mentre gli inquirenti lavorano per chiudere definitivamente tutti i fronti aperti legati al delitto di Garlasco.
Lovati: “Non voglio saperne nulla, se mi chiameranno andrò”
Sull’inchiesta di Brescia sull’ex procuratore Mario Venditti , l’ipotesi è corruzione in atti giudiziari, è intervenuto anche Massimo Lovati, ex difensore di Andrea Sempio, che ha preso le distanze da qualunque coinvolgimento.
“Ho pregato il mio avvocato di non prendere alcuna iniziativa. Non voglio saperne nulla di questa indagine bresciana. Se mi chiameranno, andrò dai pm, altrimenti meglio stare alla larga”, ha dichiarato.
Reato contestato pure a Giuseppe Sempio, il padre di Andrea, in quanto, secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri, e in base al noto appunto manoscritto “Venditti gip archivia X 20.30 euro”, avrebbe versato soldi al magistrato, ora in pensione, per far scagionare il figlio.
Ipotesi che lo stesso Giuseppe Sempio, ha smentito dicendo che probabilmente quella frase si riferiva ai pagamenti al pool difensivo di allora composta da Lovati, Simone Grassi e Federico Soldani. Sul punto i tre dovrebbero essere convocati dagli inquirenti. Lovati, in sostanza, non vuole sapere se è indagato o meno, aspetta l’eventuale invito a presentarsi dal pm.

