Nessuna impronta utile sui reperti nella spazzatura: le indagini proseguono
Nuovi sviluppi nel caso di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Durante l’incidente probatorio in corso presso gli uffici della Polizia Scientifica di Milano, sono stati esaminati oggetti prelevati dalla spazzatura della villetta in cui la ragazza viveva. Nessuna impronta utile è stata rilevata finora su articoli come due vaschette di Fruttolo, un contenitore di EstaThé con cannuccia, una scatola di biscotti vuota e un piatto di carta.
Le analisi, avviate su richiesta della Procura di Pavia e supervisionate dal gip Daniela Garlaschelli, vedono coinvolti i consulenti delle parti in causa: la difesa di Andrea Sempio (nuovo indagato), quella di Alberto Stasi (condannato in via definitiva), e i periti della famiglia Poggi.
Indagini su DNA e impronte: blackout rallenta i lavori
Finora sono stati analizzati 30 dei 34 fogli di acetato contenenti le impronte digitali repertate durante la prima inchiesta. Tutte le impronte risultano negative al test del sangue. Quattro fogli restano da esaminare, ma un blackout negli uffici della Questura ha interrotto le operazioni.
Il generale in congedo Luciano Garofano, oggi consulente della difesa di Sempio, ha affermato che i reperti, conservati per quasi 18 anni, erano “in buone condizioni”: “Non era tutto marcio, era tutto secco”, ha detto, sottolineando che si proseguirà ora con il tampone biologico e l’analisi delle impronte.
La difesa chiede ulteriori accertamenti sulla “traccia 10”
La difesa di Stasi ha chiesto di approfondire la cosiddetta “traccia 10”, un’impronta trovata sulla parte interna della porta d’ingresso. Sebbene priva di sangue, la traccia potrebbe, secondo l’accusa, essere stata lasciata dall’assassino mentre usciva di casa senza essersi lavato le mani.
Una possibile svolta potrebbe arrivare dalle analisi del DNA, in particolare dai campioni trovati sotto le unghie della vittima, che in passato sono stati attribuiti ad Andrea Sempio.
Un processo lungo e complesso
Il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ha mantenuto un atteggiamento cauto: “Si tratta di reperti vecchi di 18 anni, potranno dare solo le risposte che possono ancora offrire”. Tizzoni ha lodato la trasparenza e il contraddittorio delle operazioni, sottolineando la serietà con cui la Polizia Scientifica sta conducendo il lavoro.
L’incidente probatorio proseguirà a luglio con ulteriori campionamenti, e i primi risultati potrebbero arrivare già nelle prossime settimane. Intanto, il caso di Garlasco continua a restare uno dei più controversi della cronaca giudiziaria italiana.