A sinistra la foto natalizia con Vito Mezzalira ritoccata da MariucciaA sinistra la foto natalizia con Vito Mezzalira ritoccata da Mariuccia

Il caso Vito Mezzalira e i resti umani nella casa di Sagrado

Cresce l’attesa e l’attenzione attorno al caso di Vito Mezzalira, l’ex postino triestino scomparso nell’estate del 2019 all’età di 66 anni. Il ritrovamento di resti umani lo scorso 7 novembre in un pozzo interrato nel giardino della sua abitazione a Sdraussina, frazione di Sagrado, in provincia di Gorizia, ha aperto una fase cruciale nelle indagini.

Il pozzo, profondo circa quattro metri, è stato sigillato e posto sotto sequestro. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del RIS di Parma per i rilievi tecnici e per l’estrazione dei reperti, successivamente trasferiti all’Istituto di Medicina Legale per le analisi.


Convivente e fratellastro sotto inchiesta

Al momento risultano due persone indagate ma secondo indiscrezioni (anticipate da La Vita in diretta) nelle prossime ore l’inchiesta si allargherà. La convivente di Mezzalira, Mariuccia Orlando, e il fratellastro di lei, Moreno Redivo. Nei loro confronti la Procura di Gorizia aveva già aperto un fascicolo per occultamento di cadavere e truffa ai danni dello Stato, poiché per anni sarebbe stata percepita la pensione dell’uomo nonostante la scomparsa. Gli inquirenti avrebbero acceso i riflettori anche sul figlio 30enne della donna.

Tuttavia, ogni possibile misura cautelare è sospesa in attesa dell’esito dell’autopsia, che dovrà chiarire identità dei resti e cause della morte. Solo dopo questi accertamenti la magistratura potrà decidere come procedere.


La sorella: “Aspettiamo risposte, ma senza illusioni”

La sorella di Mezzalira, che da anni attende notizie sul fratello, ha accolto la notizia del ritrovamento con cautela e dolore. Non ha mai creduto al suicidio ed è stata lei a fornire elementi utili agli inquirenti. Dal fotomontaggio a Natale alle conversazioni telefoniche con la convivente. “Mi ha detto che lui la trattava male e che avevano avuto una forte discussione che era intervenuto un figlio ed aveva sbattuto la testa”.

La donna ha cambiato 7 utenze telefoniche e nei tanti messaggi inviati prima aveva detto che era andato via con la barista del paese il 7 luglio mentre in un’ altro ‘altra circostanza aveva detto che aveva a che fare con degli strozzini fino a dire che poteva solo messaggiare per via del Covid da un infopoint.

“Aspettiamo le analisi. È una possibile svolta, ma non vogliamo alimentarci di false speranze”, ha dichiarato.

Le indagini proseguono senza sosta, con il lavoro incrociato di Procura, polizia scientifica e RIS, impegnati nel ricostruire gli ultimi giorni di vita dell’ex postino e nel verificare testimonianze e movimenti bancari sospetti.


Le indagini e il silenzio della Procura

La magistratura di Gorizia, che nei giorni scorsi sembrava pronta a una svolta, mantiene per ora il massimo riserbo. Gli inquirenti escludono fughe di notizie fino a quando non saranno conclusi gli accertamenti tecnici.

L’attenzione è puntata sulle modalità del ritrovamento e sul legame familiare tra gli indagati, considerato un nodo chiave per comprendere la dinamica della vicenda e l’eventuale movente.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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