I bambini trasferiti in una comunità educativa con la madre
La vicenda della famiglia anglo-australiana che vive in una casa isolata nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, è entrata in una nuova fase: il Tribunale per i Minorenni de L’Aquila ha disposto l’allontanamento dei tre bambini dall’abitazione rurale e il loro trasferimento in una comunità educativa, dove resteranno accompagnati dalla madre. Il provvedimento, eseguito nel pomeriggio con l’intervento di carabinieri e assistenti sociali, giunge dopo mesi di monitoraggi, segnalazioni, tensioni e un acceso dibattito pubblico sullo stile di vita scelto dai genitori, che rivendicano il diritto di crescere i figli immersi nella natura.
Il provvedimento del Tribunale e l’intervento delle forze dell’ordine
Secondo quanto disposto dal giudice minorile, i bambini – una bambina di otto anni e due gemelli di sei – dovranno vivere per un periodo di osservazione in una comunità educativa. La madre potrà restare con loro, mentre il padre, Nathan, non potrà incontrarli per ora, ma potrà comunicare telefonicamente con la moglie.
Erano circa le 16:00 quando quattro auto dei carabinieri di Palmoli e Vasto, in borghese, insieme agli assistenti sociali, al sindaco Giuseppe Masciulli e alla curatrice speciale, l’avvocata Marika Bolognese, hanno raggiunto la radura dove sorge la piccola casa in legno che la famiglia chiama “home”.
L’intervento ha attirato subito l’attenzione dei pochi residenti della zona. «Quando ho visto arrivare così tante auto ho capito che stava per succedere qualcosa di serio», racconta una vicina.
Dopo 45 minuti di trattative, l’avvocato della famiglia, Giovanni Angelucci, ha ottenuto una soluzione meno traumatica: la madre potrà seguire i figli nella stessa struttura. «Sono cose che pensavamo di aver chiarito — spiega — ma evidentemente il Tribunale ritiene necessari ulteriori approfondimenti. Noi collaboreremo».
Il momento dell’allontanamento: i testimoni
Alcune persone vicine alla famiglia hanno cercato di raggiungere la casa, ma una serie di transenne e controlli dei carabinieri ha impedito l’accesso. Solo una donna, amica della coppia, è riuscita a oltrepassare il blocco.
«Quando sono arrivata pioveva e l’atmosfera era tesa — racconta —. Catherine era agitata ma lucida. Ha detto ai bambini di prendere il pigiama, lo spazzolino, una mela e di metterli nello zainetto. I piccoli sembravano tranquilli, ma nei loro occhi c’erano mille domande».
Il padre Nathan, rimasto fuori mentre le procedure venivano eseguite, ha poi seguito in auto il convoglio fino alla comunità per assicurarsi che la famiglia stesse bene. «Ha aspettato finché ha visto i figli entrare — riferisce un testimone — poi è tornato verso la casa nel bosco. Era distrutto».
Le origini dell’indagine e lo stile di vita “alternativo”
La vicenda era emersa lo scorso anno, dopo un ricovero dei bambini per un’intossicazione da funghi. Da quel momento si sono intensificati i controlli: «Nessuna negligenza — insistono i genitori —. La nostra è una scelta di vita consapevole».
La famiglia vive senza elettricità, gas e acqua corrente, in un’abitazione rurale circondata da animali. I bambini seguono la didattica domestica con una maestra privata.
Una scelta che divide il paese:
«Sono persone tranquille — afferma una residente —. I bambini sono educati e sorridenti».
Altri invece sostengono che «la mancanza di servizi essenziali non può essere ignorata quando ci sono dei minori».
La mobilitazione: oltre 30 mila firme per difendere la famiglia
Intanto cresce la mobilitazione online: quasi 31 mila persone hanno firmato una petizione per chiedere che la famiglia possa restare insieme nella casa nel bosco. I sostenitori parlano di “famiglia modello”, i critici di “situazione rischiosa”.
Cosa succede ora
Il periodo in comunità servirà a valutare il benessere dei minori e la capacità genitoriale, già sospesa lo scorso anno ma mai del tutto revocata. Nonostante la tensione, i genitori assicurano collaborazione:
«Vogliamo solo il meglio per i nostri figli. Se dobbiamo dimostrarlo ancora, lo faremo».

