L’incidente sulla Gardesana orientale
Una tragedia che sembra scritta dal destino. Fabrizio Bresaola, 34 anni, ha perso la vita nella serata di martedì 23 dicembre dopo aver perso il controllo della sua motocicletta lungo la Gardesana orientale, nel tratto che collega Nago Torbole a Malcesine, in provincia di Trento.
Secondo le prime ricostruzioni, ancora al vaglio delle forze dell’ordine, si sarebbe trattato di una uscita autonoma: nessun altro veicolo risulta coinvolto nello schianto. Per cause in fase di accertamento, il giovane è finito violentemente sull’asfalto.
I soccorsi e la corsa disperata in ospedale
L’allarme al numero unico di emergenza 112 è scattato attorno alle 18:30. Sul posto sono intervenuti in pochi minuti i soccorritori sanitari, i vigili del fuoco di Riva del Garda e le forze dell’ordine.
Le condizioni del motociclista sono apparse subito gravissime. Dopo le prime manovre di rianimazione, Fabrizio Bresaola è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Santa Chiara di Trento. Nonostante gli sforzi dei medici, il quadro clinico è rapidamente precipitato: il 34enne è morto poco dopo il ricovero.
Dodici anni prima un altro schianto, lo stesso ospedale
A rendere la vicenda ancora più dolorosa sono i dettagli che si ripetono in modo inquietante. Dodici anni fa, nell’agosto del 2013, Fabrizio Bresaola era rimasto vittima di un altro gravissimo incidente in moto. Finì contro il palo di un segnale stradale. Aveva 22 anni e l’impatto fu devastante: Fabrizio finì in coma.
Anche allora aveva perso il controllo del mezzo, cadendo rovinosamente sull’asfalto. Viaggiava con la moglie, che riportò ferite più lievi, mentre lui finì in coma. Fu ricoverato proprio allo stesso ospedale Santa Chiara di Trento, da cui riuscì a salvarsi dopo una lunga e difficile battaglia. La riabilitazione fu lunga, durissima, e a distanza di oltre dieci anni conviveva ancora con le conseguenze di quell’incidente che aveva segnato per sempre il suo corpo, ma non il suo spirito.
Quell’incidente era avvenuto in via Marconi ad Arco, a poco più di dieci chilometri dal punto in cui, dodici anni dopo, il destino si è ripresentato in modo fatale.
Una comunità sotto shock
Fabrizio Bresaola, residente ad Arco e originario di Malcesine, era figlio dell’ex comandante della polizia locale di Malcesine, ora in pensione. Una famiglia molto conosciuta e stimata nel territorio dell’Alto Garda, oggi travolta dal dolore.
La notizia della sua morte ha scosso profondamente l’intera comunità, a ridosso del Natale. Un lutto che lascia sgomenti amici, conoscenti e tutti coloro che ricordavano la sua forza dopo il primo terribile incidente.
Le indagini dei carabinieri
I rilievi dello schianto sono stati affidati ai carabinieri della compagnia di Riva del Garda, che stanno lavorando per ricostruire con precisione la dinamica dell’incidente.
Al momento non emergono responsabilità di terzi, ma saranno necessari ulteriori accertamenti per chiarire le cause che hanno portato il 34enne a perdere il controllo della moto in un tratto di strada noto per la sua pericolosità.
Chi era Fabrizio Bresaola: una vita tra moto, lavoro e natura
Aveva 34 anni e tante passioni forti, viscerali. Su tutte, la moto, compagna inseparabile della sua vita. Da quella due ruote non si separava mai, nonostante il corpo portasse ancora addosso i segni di un altro schianto terribile avvenuto dodici anni fa, sempre nell’Alto Garda. La notizia della sua morte si è diffusa nell’Alto Garda la mattina della vigilia di Natale, lasciando sgomente due comunità: Malcesine, in Veneto, dove era cresciuto, e Arco, in Trentino, dove viveva con la moglie.
Cresciuto in un ambiente attento alla sicurezza stradale, Fabrizio era figlio di Luigi Bresaola, storico comandante della polizia municipale di Malcesine, oggi in pensione. Anche la moglie, conosciuta da giovanissimo, è un’agente della polizia locale: una famiglia legata alle istituzioni e al territorio.
Nel corso della sua vita Fabrizio aveva svolto diversi lavori, soprattutto nel settore turistico. Tre anni fa era entrato a far parte dei Garda Rangers, il servizio promosso dall’Apt Garda – Dolomiti dedicato alla manutenzione del patrimonio outdoor: dalle rastrelliere per biciclette alle palestre di roccia, dai sentieri alle aree naturali.
Allergico ai social, Fabrizio era però conosciutissimo nell’Alto Garda veneto e trentino. In molti lo ricordano per il suo look inconfondibile: giubbotti e pantaloni di pelle, divisa da rider ma anche segno distintivo del suo animo metallaro. La passione per la musica metal era condivisa con il suo gruppo di amici storici, con i quali aveva girato i festival del Nord Italia.

