Daniela Ferrari rompe il silenzio: «Andrea non ha ucciso Chiara Poggi»
È un urlo di madre, quello di Daniela Ferrari. Questa mattina si è presentata spontaneamente davanti alle telecamere di Morning News, esasperata da ciò che definisce una valanga di falsità su suo figlio Andrea Ferrari, nuovamente indagato nella riapertura del caso sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco.
«Mio figlio non ha ucciso Chiara. E lo ripeterò fino alla morte», ha dichiarato in diretta, con voce ferma ma visibilmente provata.
Per oltre 40 minuti, ha risposto a tutte le domande: sull’alibi, sulle impronte, su quel famigerato scontrino del parcheggio di Vigevano – pezzo chiave della sua difesa, già al centro della prima archiviazione nel 2017.
Il “maledetto scontrino” e il consiglio delle detenute
Il dettaglio più significativo del suo racconto riguarda proprio lo scontrino di Vigevano, che attesta la presenza di Andrea nel parcheggio, lontano dalla casa dei Poggi.
«L’ho conservato per istinto, su consiglio delle detenute del carcere di massima sicurezza dove lavoravo. Mi dicevano: ‘Tieniti sempre qualcosa, parati il fondoschiena, perché non si sa mai’», ha spiegato.
Secondo la versione dei genitori, quel 13 agosto Andrea Sempio era prima a casa col padre, poi la madre uscì per Gambolò, mentre lui – successivamente – si recò a Vigevano in macchina e poi dalla nonna. Al rientro, “con gli stessi vestiti e perfettamente pulito”.
«Nessun alibi costruito: diciamo la verità da sempre»
Daniela è netta:
«Né io né mio marito abbiamo mai cercato di costruire un alibi. Diciamo la verità da 17 anni. Andrea era altrove, non era nella casa dei Poggi».
Sul fronte investigativo, però, il riemergere dell’“impronta 33”, analizzata dai periti della difesa di Alberto Stasi – condannato per l’omicidio – ha riacceso il dibattito.
«Andrea non può aver lasciato alcuna impronta di sangue perché non ha mai messo piede lì. E non aveva alcun motivo per farlo. Chiara era la sorella di un suo amico, mai sentito parlarne».
«Siamo nell’occhio del ciclone da 151 giorni»
La madre ripercorre con amarezza quanto sta vivendo la famiglia:
«Dal 27 febbraio la faccia di mio figlio è in tv ogni giorno. È stato indagato, e per molti è già un assassino. Siamo sotto assedio mediatico, con insulti e fango tutti i giorni».
«Nel 2016 pensavamo di aver toccato il fondo, ma quello non era nulla rispetto a oggi. Abbiamo paura, ci svegliamo ogni mattina con l’angoscia».
E poi, con una lucidità amara:
«Se anche Andrea dovesse morire, morirà da innocente».
«Vogliono ripulire la faccia di qualcun altro?»
Secondo la madre, c’è una strategia processuale dietro l’accanimento su Andrea Sempio:
«Temo che stiano puntando mio figlio per ripulire qualcun altro. Vogliono salvare l’immagine di Stasi. Ma noi ci stiamo rovinando la salute per niente: Andrea è innocente».
In attesa della verità giudiziaria
La Procura ha riaperto il caso nel 2024 e Andrea è di nuovo ufficialmente indagato.
Daniela Ferrari chiede solo una cosa:
«Spero che la giustizia faccia il suo corso in fretta. Ma qualunque sarà la fine, l’immagine di mio figlio resterà rovinata per sempre. Gli imbecilli continueranno a crederlo colpevole, anche senza prove».
Un caso ancora irrisolto?
L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nell’estate 2007, rimane uno dei casi più controversi della cronaca italiana. Dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni, le recenti perizie hanno riaperto interrogativi che la giustizia sta tentando di affrontare.
La voce di Daniela Ferrari, oggi, è quella di una madre in trincea da 17 anni. Ma anche quella di una donna che chiede verità e fine delle speculazioni, per restituire dignità a suo figlio. Qualunque sarà il verdetto.