Dichiarazioni e testimonianze che alimentano nuovi interrogativi e nuovi dubbi. Il caso Chiara Poggi ha aperto la puntata de Le Iene del 4 giugno con un servizio a cura di Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinesei. Al centro del servizio, una serie di dichiarazioni, intercettazioni e testimonianze inedite che sembrano sollevare dubbi inquietanti sulla sentenza che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima.
A parlare, tra gli altri, Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, tornato al centro delle indagini dopo esserne stato escluso. Lovati denuncia quella che definisce “un’ingiustizia storica”, una condanna che – a suo dire – non ha fatto piena luce sulla verità.
Il sospetto inquietante: un giro di abusi a Garlasco
Il dettaglio più sconvolgente del servizio riguarda una nuova ipotesi investigativa che collega la morte di Chiara Poggi a un presunto giro di pedofilia. Secondo questa pista, la ragazza avrebbe scoperto una rete di abusi sessuali su minorenni a Garlasco. Un segreto troppo pericoloso da custodire. Sarebbe stata proprio questa scoperta a condannarla a morte secondo il legale.
Il testimone misterioso: ‘Chiara aveva una relazione con un uomo adulto’
Nel cuore del servizio, emerge la testimonianza di un uomo del posto, poi deceduto, che avrebbe rivelato di essere a conoscenza di una relazione tra Chiara e un uomo adulto del paese, diverso da Stasi. L’uomo, il cui nome è stato censurato nel servizio (“***** *****”), avrebbe detto: “Si mormora a Garlasco che ci sia un uomo che aveva una relazione con Chiara Poggi. Se lo dite, vi denuncio.”
La relazione sarebbe stata consensuale, ma comunque tenuta nascosta. Una voce? Forse. Ma la domanda è inevitabile: e se ci fosse del vero?
Lo scambio di email con un’amica: ‘Chi è l’altro?’
A rafforzare l’ipotesi di una relazione parallela c’è anche uno scambio di email fra Chiara e una sua amica, Cristina Tosi, in cui si parla in modo allusivo di “intrallazzi” e si fa riferimento a due persone.
“Il mio piccione al telefono dà sempre soddisfazioni, mentre con l’altro ultimamente non ci vado troppo d’accordo (colpa mia che me la prendo per niente, colpa sua che secondo me è un po’ cambiato)”. Chi era «il piccione»? E chi era «l’altro»? Chi è l’altro a cui si allude, se non Alberto Stasi?
Queste conversazioni erano già agli atti, ma mai approfondite seriamente, forse ritenute irrilevanti. Oggi riemergono come tasselli di un puzzle incompiuto.
La voce di Rosa Bazzi, madre di Alberto Stasi
Nel servizio interviene anche Rosa Bazzi, madre di Alberto Stasi, che da anni combatte per dimostrare l’innocenza del figlio. Le sue parole sono cariche di dolore e rabbia: “È un’ingiustizia totale. Non riesco ad affrontare la cosa e a esprimere il mio dolore. La verità un giorno verrà fuori. Qualcuno dovrebbe avere l’umiltà di dire ‘abbiamo sbagliato’.”
Bazzi racconta il calvario giudiziario che la sua famiglia ha vissuto, sottolineando che molte domande restano senza risposta. Un’eco che risuona ancora più forte nel silenzio di Garlasco.