Mara Favro fu ritrovata in un dirupo tra Chiomonte e Gravere
A quasi 600 giorni dalla scomparsa di Mara Favro, la 51enne di Susa svanita l’8 marzo 2024 e ritrovata senza vita in fondo a un dirupo tra Chiomonte e Gravere, arriva una svolta destinata a far discutere: la Procura di Torino ha chiesto l’archiviazione del caso. Una decisione che non chiude l’indagine, ma apre un nuovo fronte: la battaglia giudiziaria tra chi cerca la verità e chi, dopo oltre un anno di sospetti e accuse, punta a uscire definitivamente di scena.
Archiviazione richiesta: omissioni o verità irraggiungibile?
Dal quinto piano del Palazzo di Giustizia di Torino è arrivata la comunicazione ai familiari di Mara, difesi dall’avvocato Roberto Saraniti. Non sono ancora chiari i termini della richiesta: archiviazione totale o solo parziale. Di fatto, però, la mossa della Procura racconta una verità amara: non ci sono prove sufficienti per procedere.
Eppure i dubbi restano enormi. Il corpo di Mara era ridotto a pochi resti ossei, ritrovati tra i rovi di una scarpata dopo mesi di silenzio. L’esame medico-legale parlò di “traumatismo da precipitazione”, ma senza chiarire se fu incidente, spinta o gesto volontario.
Indagati due ex colleghi: “nessuna prova”
Nell’inchiesta erano finiti Vincenzo Milione, ex titolare della pizzeria di Chiomonte dove Mara lavorava da poche settimane, e Cosimo Esposto, pizzaiolo. Accuse pesantissime: omicidio e occultamento di cadavere. Entrambi hanno sempre respinto ogni addebito.
Gli avvocati oggi esultano:
“Lo abbiamo sempre detto: nessun elemento a carico dei miei assistiti” – dichiara l’avvocata Elena Piccatti.
“Credevamo nell’archiviazione” – aggiunge il legale di Milione, Luca Calabrò.
Milione, al centro per mesi di sospetti e titoli di giornale, si è sfogato:
“La mia vita è stata distrutta da questa accusa. Sono felice che sia finita. Vorrei solo tornare a vivere”.
La famiglia non ci sta: “Mara non si è buttata da sola”
Tutt’altra reazione da parte dei familiari di Mara Favro. Il suo ex compagno, Massimiliano Favro, annuncia battaglia:
“Ci opporremo all’archiviazione. Qualcuno sa cosa è successo a Mara. Vogliamo giustizia”.
Accanto alla famiglia c’è Fabrizio Pace, criminologo dell’associazione Penelope:
“Le fratture non sono compatibili con una caduta semplice. Qualcosa non torna”.
Secondo la famiglia, Mara non aveva motivo di sparire volontariamente. Era madre di una ragazza, lavorava da poco nella pizzeria e aveva rapporti burrascosi proprio in quell’ambiente. Nonostante ciò, investigatori e magistrati non sono mai riusciti a ricostruire l’ultima ora di vita della donna.
Cosa succede ora
La richiesta di archiviazione non è ancora definitiva. La famiglia potrà formalizzare opposizione entro i termini di legge e convincere il GIP a:
chiedere nuove indagini
rigettare l’archiviazione
oppure imporre l’imputazione coatta
Una partita ancora aperta. Una storia ancora piena di ombre. Una donna morta in circostanze mai spiegate. Chi ha paura della verità su Mara Favro? I funerali sono stati celebrati