Diana Canevarolo, una morte ancora senza risposte
Resta avvolta nel mistero la morte di Diana Canevarolo, 49 anni, trovata esanime nel cortile della sua abitazione in via Zara, a Torri di Quartesolo (Vicenza), la notte del 4 dicembre. Un caso che, a distanza di giorni, continua a sollevare interrogativi sempre più inquietanti. La Procura indaga per omicidio, mentre nelle ultime ore è stato nuovamente ascoltato Vincenzo Arena, compagno della donna.
La dinamica del decesso non convince gli inquirenti, né parte della famiglia. Troppi elementi ancora da chiarire, troppi dubbi su quanto possa essere realmente accaduto quella notte.
Il racconto del figlio a Dentro la notizia: “L’ho vista esamine, le abbiamo praticato il massaggio cardiaco”
A ricostruire pubblicamente i momenti drammatici è stato Nicolò, il figlio diciottenne di Diana Canevarolo, intervenuto nella puntata del 17 dicembre di “Dentro la notizia”. Parole lucide, cariche di dolore, ma anche di determinazione. Il giovane non ha alcun dubbio sul padre.
«Mi ha svegliato mio padre. Sono sceso di corsa e ho visto mia mamma esanime», ha raccontato. «Ho chiamato il 118, ho controllato il respiro: il petto non si alzava». Nicolò ha spiegato di aver messo in pratica le manovre di primo soccorso apprese a scuola, alternandosi con il padre nel massaggio cardiaco fino all’arrivo dell’ambulanza.
I sanitari, una volta sul posto, hanno riferito che Diana respirava ancora, ma non presentava attività cerebrale. Da lì il trasferimento d’urgenza in ospedale e il ricovero in rianimazione.
“Le hanno tolto un pezzo di cranio”: il dolore e le promesse
In ospedale Nicolò ha appreso che alla madre era stato asportato un lembo di cranio. «Sono andato da lei, ho pianto e le ho promesso che avrei fatto tutto quello che le avevo promesso in vita», ha detto.
Il ragazzo ha raccontato i suoi sogni: studia all’alberghiero, ama la cucina e spera un giorno di aprire un ristorante dedicato alla madre. «Voglio renderla orgogliosa», ha spiegato, ricordando anche una promessa intima e quotidiana: prendere le medicine per l’epilessia con l’acqua e non con la Coca-Cola, come lei gli raccomandava sempre.
La passione per il ballo e la cucina: ‘Quella notte mamma mi rimboccò le coperte’
L’altra grande passione del 18enne è il ballo. “Il maestro mi dice che potrei anche fare gare. A lei piaceva e so che la farei felice. Mia madre era felice, simpatica, dolce ma anche un po’ polemica ma sempre mia madre. Una persona solare che anche se odio qualcuno lei mi faceva capire che non dovevo odiarla. Sinceramente non so se c’era qualcuno che la odiasse e non c’era stato nessun litigio strano. Mi ha rimboccate le coperte anche quella drammatica notte”.
I rapporti in famiglia e i dubbi sulle indagini
Nicolò ha risposto anche alle dichiarazioni dello zio Michele, che aveva parlato di un rapporto complicato tra Diana e il compagno. «Non capisco come possa dire certe cose, visto che non lo vedevamo quasi mai. Non è venuto neanche al mio diciottesimo, salvo venirmi a trovare qualche giorno dopo», ha affermato, sottolineando come invece la zia fosse molto presente (“Chiamava tre volte al giorno”).
Secondo il figlio, negli ultimi tempi i rapporti tra i genitori erano migliorati. Diana collaborava attivamente nella gestione di un bar all’interno di un centro sportivo, occupandosi degli ordini e dell’organizzazione: «Era lei a capo», ha ribadito.
“Non si è trattato di una caduta”: l’ipotesi omicidio
Il ragazzo non nasconde di aver subito pensato a qualcosa di più grave. «Mamma ogni tanto beveva, ma non al punto da ridursi così. Ho pensato che potesse essere stato qualcuno», ha detto.
Parole che si allineano con l’orientamento della Procura, che indaga per omicidio. Nicolò è stato ascoltato tre volte, il padre più volte, mentre proseguono gli accertamenti per chiarire cause e responsabilità.
La paura: “L’assassino è libero”
Nel finale del suo intervento, Nicolò ha espresso un timore che va oltre il lutto: «Il fatto che l’assassino sia libero mi spaventa. Per la mia ragazza, per mia zia».
Un timore che pesa come un macigno su una vicenda ancora oscura, in cui il dolore di un figlio si intreccia con una verità giudiziaria tutta da scrivere.

