La prima giornata nella nuova casa: tra emozione, sorrisi e pizzocheri fatti a mano
Una giornata di quelle che scaldano il cuore. Selfie, sorrisi e un pranzo preparato con cura: così Nathan Trevallion, il papà della cosiddetta “famiglia nel bosco” di Palmoli (Chieti), ha vissuto il suo primo ingresso nella nuova abitazione messa gratuitamente a disposizione dalla famiglia Carusi, ristoratori di Ortona.
Nathan è arrivato all’ora di pranzo, trovando tutto pronto. A cucinare è stato Armando Carusi, affiancato dalla figlia Leonora: piatto forte, i pizzocheri fatti a mano, accolti con entusiasmo dall’ospite. Un pranzo semplice ma denso di significato, simbolo di una solidarietà che ha colpito profondamente l’uomo anglo-australiano.
L’imminente udienza decisiva: il 4 dicembre si decide sul futuro dei bambini
Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha fissato per il 4 dicembre la comparizione delle parti nel procedimento riguardante la famiglia che da tempo viveva nei boschi di Palmoli. Saranno presenti Nathan, la moglie Catherine e i loro avvocati, Marco Femminella e Danila Solinas.
Sul tavolo c’è la possibile modifica – o perfino la revoca – dell’ordinanza del 20 novembre, che ha disposto l’allontanamento dei tre figli minori, ora ospitati in una casa famiglia. I legali hanno già presentato ricorso alla Corte d’Appello dell’Aquila, puntando a ribaltare il provvedimento.
Tutta la vicenda resta carica di attesa e preoccupazione, ma anche di una speranza che cresce giorno dopo giorno.
Leonora Carusi: “È stato un pranzo speciale. Capisco la loro idea di crescere i figli nella natura”
Leonora Carusi, chef nutrizionista, racconta con emozione all’Ansa la giornata:
«È stato un pranzo molto piacevole. Mio padre ha fatto i pizzocheri a mano e Nathan ha apprezzato tantissimo. È una persona aperta, disponibile alle migliorie della casa e persino all’uso delle stufe elettriche di notte, se necessario».
Leonora non nasconde una simpatia crescente per la filosofia di vita della coppia: «Capisco la loro scelta di far crescere i bambini in un ambiente naturale e protetto. Filtrano alcuni contatti? È normale: è ciò che fa un buon genitore».
Il progetto del “Villaggio nel bosco”: un destino che si incrocia
C’è quasi un senso di destino, racconta Leonora, nel loro incontro con Nathan:
«Da un anno sto lavorando all’apertura di una fattoria didattica chiamata Villaggio nel bosco, dopo aver acquistato un terreno. Quando ho sentito la loro storia, mi è sembrato un segno. Così ho contattato l’avvocato per offrire ospitalità».
La speranza, ora, è concreta:
«Penso che i bambini potrebbero tornare entro dieci giorni. E sogno un Natale tutti insieme, davanti a un altro pranzo di famiglia».
La nuova amicizia tra i Carusi e Nathan: “Quando finirà tutto, verrà a lavorare con me nell’orto”
Il legame creatosi tra la famiglia Carusi e Nathan va ben oltre l’ospitalità temporanea.
Armando Carusi lo dice con affetto sincero:
«Più lo ascolto, più mi piace. La sua scelta di vivere in campagna? L’ho fatta anche io. Quando questa storia sarà chiusa, lui verrà a darmi una mano nell’orto».
Un rapporto nato spontaneamente, fondato su apertura, stima, aiuto reciproco e una visione condivisa della vita semplice, in armonia con la natura.
Una rete di solidarietà in attesa del verdetto
Mentre la macchina giudiziaria si prepara all’udienza del 4 dicembre, intorno alla famiglia Trevallion continua a crescere una rete di solidarietà.
La nuova casa, il sostegno legale, il calore della comunità: tutto concorre a restituire serenità a una vicenda che ha fatto discutere l’opinione pubblica.
Ora la speranza è una sola: che i tre bambini possano tornare presto dai genitori.
Magari, come sogna Leonora, prima di Natale — per un pranzo che questa volta sappia davvero di famiglia ritrovata.

