Jessica Strappazzollo e Reis Pedroso DouglasJessica Strappazzollo e Reis Pedroso Douglas

La chiamata choc ai carabinieri

Era quasi mezzanotte quando Reis Pedroso Douglas, 41 anni, brasiliano, ubriaco e sotto effetto di droga, ha digitato il 112:

«Venite, mi ammazzo».
Non era un disperato, ma un assassino. Pochi minuti dopo, incalzato dai carabinieri, ha svelato la verità:
«A casa mia trovate Jessica. L’ho uccisa».

Il corpo della compagna, Jessica Strappazzollo Custodio de Lima, 33 anni, è stato trovato nel sangue nell’appartamento di Castelnuovo del Garda (Verona). Massacrata. Il medico legale parla di “un numero smisurato di coltellate, non meno di 40”. Una ferocia cieca.

Nell’auto del killer, parcheggiata a Valeggio sul Mincio, i carabinieri hanno trovato il coltello da cucina usato per sgozzarla. Non, invece, il braccialetto elettronico che l’uomo era obbligato a portare per una misura di divieto di avvicinamento alla donna. Sparito. Strappato. Eliminato. Buttatov via come le leggi che avrebbero dovuto proteggerla.


Violento, ossessivo, pericoloso: lo sapevano tutti

Jessica aveva già denunciato. Aveva avuto paura. Aveva chiesto aiuto. Tutto inutile.

Già il 21 aprile scorso Reis Pedroso era stato arrestato in flagrante per averla aggredita per strada. Davanti a tutti. L’aveva presa per i capelli, trascinata a terra, e colpita più volte al volto con pugni e persino con una chiave d’auto usata come arma.

Nonostante tutto era tornato libero. Era finito sotto indagine per:

  • maltrattamenti in famiglia
  • stalking
  • lesioni aggravate
  • violenza sessuale
  • minacce
  • resistenza ai carabinieri
  • abusi sessuali contro la sorella di Jessica

Aveva abusato anche della cognata, la sorella della vittima, a dicembre 2024. La Procura lo aveva messo nero su bianco. C’era tutto. Era scritto. Era previsto. Era annunciato. Ma nessuno lo ha fermato.


Il braccialetto elettronico sparito

Il 17 settembre la Procura di Verona aveva chiesto per lui il rinvio a giudizio. Intanto scattava il divieto di avvicinamento e l’obbligo del braccialetto elettronico. Misure “di protezione” per Jessica.
Protetta? No. Tradita. Abbandonata. Lasciata sola.

Quando i carabinieri lo hanno arrestato, Reis Pedroso non aveva più addosso il braccialetto elettronico. Si era liberato del dispositivo come fosse un braccialetto qualunque, un oggetto ridicolo. Gli inquirenti stanno cercando di capire dove sia finito. Jessica, invece, è finita all’obitorio.


Una casa degli orrori: paura, isolamento, bambina portata via

In quella casa di Castelnuovo del Garda viveva anche la figlia di Jessica, avuta da una precedente relazione. Ma in quell’inferno familiare fatto di urla, minacce e violenza, il Tribunale aveva disposto l’allontanamento della bambina. Un’altra ferita per Jessica. Un dolore che lei non aveva mai superato.

Reis Pedroso era noto da anni per:

  • abuso di alcol
  • consumo di cocaina
  • aggressioni ad amici e conoscenti
  • comportamenti ossessivi e devastanti

Lo sapevano i vicini, lo sapevano i carabinieri, lo sapeva la Procura. Jessica era segnata dal destino. Un destino che qualcuno poteva cambiare. Nessuno lo ha fatto.


Le parole dell’Arma: “Era confuso, drogato, pericoloso”

Il colonnello Claudio Papagno, comandante provinciale dei Carabinieri, ha dichiarato:

«Quando lo abbiamo bloccato era confuso, agitato, sotto l’effetto di alcol e droga. Ha detto di averla uccisa sabato ma dai primi accertamenti si tratta di circa 24 ore prima del ritrovamento».

Jessica era già morta quando gli amici hanno iniziato a cercarla. Lei non rispondeva alle chiamate. Lui l’aveva già sgozzata.


La politica ora urla “vergogna”

Il presidente del Veneto Luca Zaia attacca:

«Bisogna capire se questi strumenti di controllo funzionano davvero. Qui parliamo di una vita distrutta da uno che aveva un braccialetto elettronico. Così non basta».

Da Castelnuovo del Garda, l’ex sindaco Domenico Dal Cero ricorda che il Comune aveva uno sportello antiviolenza. È stato chiuso.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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