Femminicidio a Castelnuovo del Garda, disattivato anche il dispositivo della 33enne
Un femminicidio annunciato. L’ennesimo. Quello che si è consumato nella notte a Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona, ha l’odore di una tragedia che si poteva evitare. Jessica Stapazzollo Custodio de Lima, 33 anni, brasiliana, è stata trovata uccisa con un numero enorme di coltellate all’interno dell’abitazione in cui viveva. A ucciderla è stato il compagno, Douglas Reis Pedroso, 41 anni, connazionale della vittima, già sottoposto al braccialetto elettronico e al divieto di avvicinamento a meno di 500 metri dalla donna per precedenti gravi violenze domestiche.
Chi è Douglas Reis Pedroso? E perché era ancora libero?
L’uomo è stato arrestato dai Carabinieri di Verona dopo aver telefonato lui stesso poco prima di mezzanotte, dichiarando di volersi suicidare. Quando i militari lo hanno fermato, aveva ancora in auto il coltello usato per l’omicidio.
Reis Pedroso non era uno sconosciuto alle forze dell’ordine. Anzi. Aveva un curriculum criminale pesantissimo:
- precedenti per maltrattamenti in famiglia,
- lesioni volontarie,
- violenza sessuale (contestata su una parente della vittima),
- resistenza e minaccia a pubblico ufficiale,
- uso smodato di alcol e droga certificato dalla Procura,
- già arrestato il 21 aprile 2025 in flagranza per un pestaggio bestiale proprio ai danni di Jessica.
Eppure era fuori. Eppure aveva un braccialetto elettronico che, nella notte del femminicidio, non indossava più.
Perché il braccialetto elettronico non ha funzionato?
Domanda semplice, risposta inquietante. Il dispositivo che avrebbe dovuto monitorarlo è scomparso. Sono in corso investigazioni per il rintraccio del braccialetto elettronico e per capire quando e dove Reis Pedroso se ne sia disfatto.
I Carabinieri lo stanno ancora cercando. Ma non è tutto: anche il dispositivo collegato in possesso di Jessica era disattivato, trovato nascosto nel garage della madre a Ponti sul Mincio (Mantova).
La Procura di Verona ha confermato: la misura cautelare era attiva dal 23 aprile 2025, con divieto di avvicinamento e braccialetto. Eppure Jessica era totalmente esposta e indifesa. Gli era vietato contattarla con qualsiasi mezzo e gli era stato applicato il divieto di dimora nel Comune di Ponti sul Mincio dove la donna era domiciliata.
Come riferisce la Procura di Verona ill braccialetto elettronico gli era stato installato il 19 maggio “per espressa comunicazione da parte di Fastweb Spa” e a Jessica Stapazzolo era stato consegnato l’apposito apparato ricevitore spiegandole il funzionamento. L’apparato consegnato da FastWeb alla donna uccisa è stato rinvenuto nascosto nel garage della abitazione della madre a Ponti Sul Mincio.
Una storia di violenze ignorata
Jessica aveva chiesto aiuto. Aveva denunciato. Aveva raccontato di essere stata:
- trascinata per i capelli sull’asfalto,
- presa a pugni in faccia,
- colpita ripetutamente con una chiave metallica,
- minacciata continuamente.
Ma poi, come accade in molti casi di violenza domestica, aveva ritirato una delle denunce, forse per paura. Nel frattempo le avevano tolto l’affidamento della figlia avuta da una relazione precedente, proprio a causa del clima familiare violento con Douglas. Lo Stato è intervenuto quando non serviva, e ha fallito quando doveva proteggerla.
Politica e istituzioni: “Una vergogna di Stato”
Il femminicidio ha scatenato reazioni durissime. Giovanni Manildo (candidato presidente del Veneto) parla di “vergogna collettiva”. Luca Zaia, presidente del Veneto, denuncia:
“È un fatto terribile. L’uomo era sottoposto a braccialetto elettronico. Perché era libero? Perché il dispositivo era inattivo? Serve capire se questi strumenti funzionano davvero.”

