Tiziana Vinci e Umberto EfesoTiziana Vinci e Umberto Efeso

Umberto Efeso in stato confusionale: ‘Voleva un confronto, ma poi non ricorda’

Una mattina che sembrava come tante, in una villa tranquilla della provincia di La Spezia, si è trasformata in una scena di tragedia e sgomento. Tiziana Vinci, colf stimata e madre, è stata uccisa con tre coltellate dal marito separato, Umberto Efeso, 57 anni, autotrasportatore. Un omicidio che non solo lacera una famiglia, ma apre interrogativi inquietanti sull’efficacia delle misure di protezione e sull’affidabilità dei braccialetti elettronici in Italia.


Il delitto

Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, Efeso si è recato nella villa dove la moglie lavorava come domestica. Lì avrebbe cercato un confronto, almeno a sua detta, ma il colloquio si è trasformato in una lite furiosa. Quando la donna avrebbe rifiutato di parlargli, l’uomo avrebbe perso il controllo, colpendola tre volte al fianco con un coltello. Colpi che si sono rivelati fatali, nonostante i tentativi di soccorso.

L’intervento dei carabinieri e dei sanitari non è riuscito a salvarle la vita. La scena descritta da chi era presente è stata drammatica: urla, concitazione, e il corpo della donna a terra, mentre il marito, poco distante, veniva bloccato e portato via.


Le prime parole dell’accusato

Nella notte, durante un colloquio con il proprio legale, Efeso ha ripetuto più volte la frase: «Volevo solo parlare con lei». Lo ha fatto piangendo, in uno stato che l’avvocato Andrea Buondonno ha descritto come “totalmente confusionale”. Il difensore racconta di un assistito sofferente, quasi incapace di realizzare la gravità di ciò che aveva fatto. «Mi ha detto di non ricordare nulla – aggiunge – e che, in quel momento, non era presente a se stesso».

Il legale, insieme al collega Nunzio Gallo, assisterà Efeso nell’udienza di convalida del fermo prevista per sabato. Nel frattempo, l’accusa è già stata formalizzata: omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dal vincolo coniugale.


Il braccialetto elettronico sotto accusa

Un aspetto della vicenda sta già facendo discutere. Efeso, infatti, era sottoposto a una misura restrittiva che prevedeva il divieto di avvicinamento alla moglie, monitorato da un braccialetto elettronico. Secondo il legale, però, quel dispositivo non funzionava come avrebbe dovuto. «Me lo diceva spesso – racconta Buondonno – il braccialetto si scarica, si scarica, e non segnala nemmeno quando si trova vicino a lei».

Il difensore riferisce che il suo assistito si era persino recato dai carabinieri per segnalare il problema, senza che però il guasto fosse risolto. «Non ha mai violato la misura – sostiene l’avvocato – anzi, più volte ha lamentato il malfunzionamento anche alle forze dell’ordine».

Un’accusa pesante, perché tocca uno degli strumenti che dovrebbero proteggere le vittime di violenza domestica. Buondonno è netto: «Così com’è strutturato in Italia, non serve a nulla». E aggiunge un confronto che lascia l’amaro in bocca: «Nel Nord Europa il braccialetto è collegato a una rete di sorveglianza in grado di monitorare in tempo reale gli spostamenti, tutelando sia la vittima che l’indagato. Qui invece si affida tutto a un dispositivo che può scaricarsi o non segnalare, con le conseguenze che vediamo».


Un omicidio annunciato?

La morte di Tiziana Vinci non è solo l’ennesima statistica in una scia di femminicidi che non accenna a fermarsi, ma diventa anche il simbolo di un sistema che spesso si rivela inefficace. È presto per dire se un braccialetto funzionante avrebbe potuto salvare la donna, ma è certo che il tema delle protezioni e delle tecnologie di monitoraggio dovrà tornare al centro del dibattito politico e giudiziario.


L’attesa per la convalida

Sabato, il giudice dovrà decidere se convalidare il fermo di Efeso. La difesa cercherà di puntare sullo stato confusionale e sul malfunzionamento del braccialetto, ma il peso delle prove, la gravità dell’accusa e il contesto di violenza domestica lasciano pochi spiragli.

Intanto, a La Spezia, resta il dolore di chi conosceva Tiziana, una donna che tutti descrivono come riservata e generosa. In molti si chiedono se la sua morte poteva essere evitata e se, dopo questa tragedia, qualcosa cambierà davvero.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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