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Ferdinando Carretta è morto, uccise genitori e fratello: fu assolto per incapacità e acquistò casa

Ferdinando Carretta è morto a 61 anni a Forlì, dove ha trascorso nove anni in licenza-esperimento in una comunità, lavorando anche come impiegato in una cooperativa sociale – dopo averne scontato altri sette e mezzo nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova) – e dove aveva acquistato un appartamento con i soldi dell’eredità.

Ferdinando Carretta uccise nel 1989 genitori e fratello ma il delitto si scoprì 9 anni dopo

Dalle accuse era stato assolto nel febbraio ’99 perché totalmente incapace di intendere e di volere all’epoca dei fatti, e nel maggio 2015 il magistrato di sorveglianza di Bologna aveva accolto , anche se con alcune norme, la richiesta di libertà avanzata dal suo legale, Cesare Menotto Zauli. Secondo il giudice la sua pericolosità sociale si era particolarmente attenuata. 

 Il 4 agosto 1989 uccise a colpi di pistola i genitori, Giuseppe e Marta, 53 e 50 anni, e il fratello minore Nicola, ventitreenne, nella loro casa di Parma, ma riuscì per anni a tenere nascosta la strage. Tutti pensavano che la famiglia se ne fosse andata ai Caraibi, il ‘paradiso degli scomparsi’ (il padre aveva lavorato per trent’anni come contabile in una nota azienda vetraria ed era stata ipotizzata la sottrazione di presunti fondi neri per fare una ‘vita dorata ‘). 

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Inizialmente si pensò che i familiari si fossero trasferiti ai Caraibi, disse: ‘Mi sono pentito di quello che ho fatto’

Solo nel novembre ’98, nove anni dopo, Ferdinando Carretta venne rintracciato a Londra, dove lavorava come pony express e dove fu scoperto da un ‘bobby’ durante un controllo dei documenti.  “Certamente mi sono pentito di quello che ho fatto. Ho rovinato non solo la mia vita, ma quella dei miei genitori, di mio fratello e dei miei parenti. La gente non ha niente da temere nei miei confronti, perché quello a cui guardo io è di fare una vita tranquilla, di lavorare, fare una vita normalissima” – aveva detto in un’intervista.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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