Lo scontro tra il 56enne di Gallipoli e Google
Un uomo di 56 anni di Gallipoli ha citato in giudizio Google per essere apparso su Google Street View mentre faceva la doccia nel cortile della propria abitazione, in abiti succinti e con il volto visibile. La richiesta di risarcimento ammonta inizialmente a 80mila euro, poi ridotta a 38mila. La causa, ora al vaglio del Tribunale civile di Lecce, ha sollevato una complessa questione legata al diritto alla privacy.
Le accuse
Difeso dall’avvocato Vincenzo De Vittorio, il cittadino ha denunciato di essere stato “ben riconoscibile” e vittima di derisioni dopo che l’immagine è stata resa pubblica. La foto lo mostrerebbe in costume, sotto una doccia installata nel cortile di casa. L’uomo sostiene che, nonostante le diffide inviate a Google Italy e Google USA, le immagini siano rimaste online a lungo, creando disagio personale e sociale.
Il ruolo del Garante della Privacy
La vicenda è stata sottoposta anche al Garante per la protezione dei dati personali, che non ha però ottenuto la rimozione immediata delle immagini. Anche una lieve sfocatura applicata in seguito non è stata considerata sufficiente dalla parte offesa.
La posizione di Google
Google, dal canto suo, ha rigettato le accuse. Secondo i legali della multinazionale, le immagini mostravano l’uomo fuori dal cancello di casa, su una via pubblica, e in costume da bagno. Inoltre, affermano che i tratti del volto siano irriconoscibili anche con l’uso dello zoom. Google Italy ha anche precisato di non avere responsabilità dirette sul servizio Street View, occupandosi unicamente della vendita di spazi pubblicitari.
La controversia sulla natura della strada
Il 56enne ha prodotto una perizia tecnica che attesterebbe come la strada in cui si trovava al momento della ripresa non sia pubblica, bensì di pertinenza del complesso abitativo. Una distinzione non da poco, che potrebbe influenzare significativamente l’esito del processo.
Gli sviluppi in aula
La causa ha conosciuto toni accesi anche tra i legali. L’avvocato De Vittorio ha chiesto la cancellazione di frasi ritenute offensive nei suoi confronti nei documenti difensivi di Google, mentre i legali della compagnia hanno chiesto una condanna per lite temeraria. La prossima udienza si terrà il 2 ottobre.