Un nuovo fronte d’indagine per il delitto di Garlasco
A quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, la Procura riapre il caso con una nuova campagna di accertamenti genetici. Un maxi incidente probatorio, disposto dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli, coinvolgerà una decina di soggetti mai formalmente indagati, tra cui spiccano le gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine della vittima, che già nelle fasi iniziali dell’inchiesta fornirono spontaneamente il loro profilo genetico.
Un’indagine a tappeto su vecchi e nuovi profili
La nuova analisi non punta a creare sospetti, ma a sgombrare il campo da eventuali contaminazioni della scena del crimine. Oltre alle “gemelle K”, come erano state ribattezzate dai media, verranno sottoposti a prelievo genetico:
- Marco Panzarasa, amico intimo di Alberto Stasi;
- Mattia Capra, Roberto Freddi e un terzo amico di Marco Poggi, fratello della vittima;
- alcuni carabinieri e soccorritori intervenuti nelle prime ore successive all’omicidio;
- il medico legale che eseguì gli esami iniziali.
Tutti i soggetti, va ribadito, non sono indagati. Lo scopo è quello di comparare le loro tracce con i profili rinvenuti sotto le unghie della vittima (due miste e di origine maschile) e con altri reperti mai analizzati, tra cui materiali prelevati dalla spazzatura dell’abitazione.
Focus sui profili maschili, ma attenzione anche alle impronte
Le tracce genetiche rilevate sulle unghie appartengono a soggetti di sesso maschile, perciò il confronto diretto sarà mirato ai soli uomini. Le sorelle Cappa, invece, verranno coinvolte solo per la comparazione delle impronte digitali, che potrebbero combaciare con quelle trovate su alcuni oggetti conservati dal 2007 ma mai sottoposti a indagini approfondite.
Nonostante le impronte non rientrino nell’oggetto dell’incidente probatorio, la procura ha deciso di affidare un incarico “conservativo” a Domenico Marchigiani, perito della Polizia Scientifica, il cui compito sarà quello di fotografare le cosiddette “para-adesive” (ossia le superfici che potrebbero contenere impronte) per eventuali confronti futuri. L’analisi diretta di queste superfici è infatti distruttiva, e per ora non autorizzata.
La nuova linea difensiva: prevenire contestazioni future
L’iniziativa è partita su impulso della difesa di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva a 16 anni. I legali hanno chiesto e ottenuto l’ampliamento dell’analisi a soggetti che, in vario modo, frequentavano la villetta di via Pascoli o che avrebbero potuto contaminare accidentalmente la scena. Secondo Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, l’obiettivo è «prevenire il rischio che un domani qualcuno possa lamentare una lesione del proprio diritto alla difesa».
Un legame con il PC e le vacanze prima del delitto
Una particolare attenzione è rivolta a Marco Panzarasa, amico del cuore di Stasi. I sospetti su di lui non derivano da condotte dirette, ma da un possibile uso condiviso del computer di Alberto — strumento che Chiara usò la sera prima della sua morte. Il contenuto di quel PC fu al centro di molte polemiche e analisi già nel primo processo.
Le prossime tappe dell’inchiesta
Il maxi incidente probatorio avrà luogo a Milano e durerà 90 giorni, a partire dal 17 giugno 2025. Le analisi si concluderanno in tempo per il ritorno in aula, previsto per il 24 ottobre, quando le parti discuteranno i risultati. Questo nuovo capitolo investigativo rappresenta un tentativo estremo, ma accurato, di chiarire una volta per tutte un delitto che ha segnato l’Italia e lasciato dietro di sé una scia di dubbi e misteri mai del tutto chiariti.