Peter Pancaldi a Daniela ComanPeter Pancaldi a Daniela Coman

Un amore tossico che si è trasformato in tragedia

Daniela Coman, 48 anni, è stata uccisa nella casa in cui viveva con il compagno Peter Pancaldi, 45enne originario di Prato di Correggio, nel Reggiano. Il corpo, ormai privo di vita, è stato trovato la sera di martedì 13 maggio. Un femminicidio che porta con sé l’eco di una relazione malata, logorata da gelosie, minacce, e violenze reiterate.

Le indagini condotte dai Carabinieri hanno tracciato un quadro agghiacciante: l’uomo, già noto per problemi di tossicodipendenza e caratterizzato da comportamenti ossessivi, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e da precedenti condotte persecutorie. La donna lascia un figlio di appena 11 anni.

La dinamica del delitto: un piano calcolato

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Pancaldi avrebbe attirato Daniela in un’imboscata. Martedì mattina, la donna aveva informato il suo datore di lavoro che sarebbe arrivata in ritardo per via di una commissione personale. Di lì a poco, non si è più avuta notizia di lei. Il suo corpo è stato trovato nel letto, coperto da un piumone, privo di segni evidenti di violenza esterna. Le modalità del delitto fanno pensare a una morte per soffocamento, compatibile con quanto riferito dalla sorella della vittima: Pancaldi in passato era solito tappare bocca e naso a Daniela durante i suoi accessi d’ira.

Relazione tormentata: un crescendo di soprusi

Il rapporto tra Daniela e Peter, iniziato circa un anno fa, era già segnato da segnali preoccupanti. Botte, insulti e minacce costellavano la quotidianità della coppia. Daniela, pur mantenendo un proprio appartamento a Sassuolo, si era trasferita da Pancaldi, originario di Modena, probabilmente nella speranza che le cose migliorassero. Ma così non è stato. Gli investigatori parlano di un’escalation di controllo e violenza che si è conclusa nel modo più tragico.

Il ruolo della tossicodipendenza e il rifiuto della separazione

Uno dei fattori determinanti è stato lo stato psicologico e fisico di Pancaldi, il cui comportamento era fortemente condizionato dall’abuso di sostanze. La paura di perdere Daniela lo avrebbe spinto a elaborare un piano omicida, temendo che la donna fosse ormai pronta a lasciarlo definitivamente. L’idea di essere abbandonato sarebbe stata per lui intollerabile.

Indagini in corso e riscontri medico-legali

L’autopsia, che sarà eseguita nei prossimi giorni, chiarirà le cause esatte della morte. Nel frattempo, i Carabinieri stanno ricostruendo minuziosamente ogni dettaglio, raccogliendo testimonianze e accertando i comportamenti precedenti dell’uomo. Il Procuratore Capo Calogero Gaetano Paci ha descritto la vita di Daniela come “ordinaria e tranquilla”, un elemento che rende ancora più drammatico l’epilogo di questa vicenda.

‘Non aveva mai denunciato’

“La sorella della vittima e anche le amiche sapevano degli atti persecutori del presunto omicida. Ma purtroppo non ci sono state mai denunce che potevano essere utilizzate per accendere un faro”, ha detto il procuratore capo di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci, a margine della conferenza stampa di stamattina al comando provinciale dei carabinieri dopo il fermo dell’uomo accusato del delitto della donna di 48 anni.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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